
alla Festa dell'Unità di Aquileia (UD)
interverranno:
venerdì 31 luglio alle ore 19.30 Piero Fassino
sabato 1 agosto alle ore 18.30 Vincenzo Martines
domenica 2 agosto alle ore 18.30 Debora Serracchiani
La morte nel carcere di Capanne, per un pestaggio, di un falegname incensurato non fa indignare nessuno in questo Paese di MERDA? Il medico legale ha riscontrato quattro ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, due costole fratturate. Nessun parlamentare alza la voce per gridare di un cittadino italiano ammanettato nella notte in casa sua insieme a sua moglie per qualche piantina di canapa nell'orto? Portati via come i peggiori delinquenti lasciando soli una vecchia di novant'anni e un ragazzino di 14 in un casolare isolato? Nei regimi totalitari ti vengono a prendere di notte per finire dentro a una fossa... Cos'è diventato questo Paese in cui bisogna avere paura di chi deve proteggerti?
Vorrei sapere dal ministero di Grazia e Giustizia, da cui dipendono le guardie carcerarie, se ci sono delle indagini interne e a che punto sono. Vorrei che un parlamentare, almeno uno, si alzi, faccia un'interrogazione, si incazzi, chieda conto delle responsabilità al Governo.
Pochi mesi dopo la morte di Aldo Bianzino, la nonna del ragazzo è morta, forse per il dispiacere, la moglie è morta per malattia accelerata dallo stress. E' rimasto il ragazzo, Rudra. Se fosse nato in qualunque altro Paese democratico, i suoi genitori sarebbero ancora in vita.
Ho visto la ricostruzione dei fatti in un video che mi è stato inviato. Sono stato male e mi sono chiesto perché. In fondo, ogni giorno succede qualcosa anche peggiore. Ma questo arresto, queste morti, possono avvenire in qualunque momento, a qualunque famiglia italiana. Siamo tutti a rischio dentro le nostre case, mentre dormiamo.
La coca in Parlamento e Bianzino massacrato per delle piantine di canapa, una famiglia distrutta. I colpevoli impuniti, chissà, forse premiati. Uno Stato criminale non saprebbe fare di meglio. Ma io sono cittadino di uno Stato che si proclama democratico, una democrazia, e chi ha sbagliato deve pagare. Qualcuno in Parlamento usi la sua funzione pubblica per la ricerca della verità. Questa storia è un sintomo di una malattia che sta divorando l'Italia. Il rifiuto del diverso. Va curata questa malattia, finché siamo in tempo.
Beppe Grillo - www.beppegrillo.it
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il “pacchetto sicurezza”. Il testo era stato approvato in via definitiva al Senato il 2 luglio scorso, anche se esponenti della stessa maggioranza avevano richiesto provvedimenti correttivi d’urgenza per colf e badanti, nella consapevolezza dei grossi problemi pratici che l’entrata in vigore delle nuove norme creerà. Lo stesso Presidente della Repubblica, nel promulgare la legge sulla sicurezza, ha dichiarato che l’insieme del provvedimento suscita “perplessità e preoccupazioni” per le “numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità” rilevando in particolare “la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale vigente”. Anche il Consiglio Superiore della Magistratura, del quale Napolitano è presidente, ha espresso le stesse perplessità. Le “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” avevano infatti provocato numerose polemiche, manifestazioni di protesta ed appelli nei quali le nuove norme venivano definite razziste e incostituzionali.
da Peacereporter
Il G8 è il più grande allestimento di fiction che il palcoscenico del mondo conosca. Arruola migliaia di comparse armate. Attiva controlli satellitari, forze navali e aeree. Isola una porzione geografica del Paese ospitante e la occupa, la perquisisce, la sterilizza. In quello stesso luogo fa convivere il massimo del segreto (il potere) con il massimo della visibilità mediatica (la tv) in modo che uno illumini l’altro e lo moltiplichi.
Il G8 dilaga come una febbre nei palinsesti di tutte le nostre vite. Diventa lo spettacolo dei buoni sentimenti e della politica di superficie. Un grande ballo senza musica, un racconto fiabesco. Illumina i volti e i corpi di una pattuglia di comandanti in capo (detti Gli Otto Grandi) che convergono con i rispettivi staff (ognuno un aereo, un servizio di sicurezza, un plotone di esperti) per sorridersi e abbracciarsi in pubblico, e poi ritirarsi in segreto dietro a schiere di uomini armati, porte blindate, a consumare i famosi Summit “dove vengono discussi i grandi problemi del mondo”. Anzi ponderati. Mentre le loro mogli, circondate da altrettante telecamere, riflettori, bodyguard, visitano bimbi, consolano ammalati (o terremotati) bevono il tè, ma specialmente fanno shopping, ognuna esibendo una qualità peculiare, la bellezza, il sorriso, il tailleur.
Questo mentre a Urumqui, nello Xinijang, l’esercito cinese fa strage di uomini e donne uiguri; a Teheran sparano sulla folla che manifesta contro il regime di Ahmadinejad; a Mosca regna Putin e sparisce l’inchiesta sull’omicidio di Anna Politovskaja; l’Africa muore di fame, eccetera.
A L’Aquila non si è deciso nulla - clima, inquinamento, povertà del mondo, crisi finanziaria, armamenti - tutto rimandato o deciso altrove. Dell’immenso spettacolo resteranno un paio di immagini: quella di Barack Obama che stringe la mano a Gheddafi, e di Stefania Pezzopane che bacia George Clooney, e che ci sono costate quanto un intero programma alimentare per l’Africa.
Oggi i Grandi Del Mondo partiranno. Papi invece resta, andrà a rilassarsi nella spa di Arcore con metaldetector anti registratori. E i terremotati? Quelli rimangono in tenda, bye bye.
Pino Corrias - voglio scendere