martedì 28 settembre 2010
Sondaggi
venerdì 24 settembre 2010
La scuola che verrà

Condivisibile
La lealtà al segretario non si discute, ma il segretario discuta con noi: posso riassumere in questa frase i concetti che ho espresso partecipando alla direzione nazionale del PD di oggi.
Il documento dei 75 è stato il sintomo di un malessere trascurato, un’azione sbagliata seguita da una reazione sbagliata, e ora il segretario Bersani deve farsi carico di creare le condizioni perché il partito ritrovi armonia e fiducia in se stesso. Quello che è successo ha aperto ferite, ma non può essere sottovalutato o liquidato, perché tutti, a cominciare dal segretario, dobbiamo sapere che difficilmente avremo prove d’appello.
Da qui in avanti dobbiamo pensare solo a risalire la china, anche sotto il profilo organizzativo, ad esempio convocando e informando i segretari regionali nei momenti di crisi.
Abbiamo dato uno spettacolo triste con i dirigenti che si parlano per via di comunicati stampa e i militanti disorientati a guardare il loro partito che si sfarina; dovremmo invece sempre pensare alle ricadute sui territori, anche perché forse c’è più Pd nei nostri militanti ed elettori che nei palazzi di Roma.
Qua fuori c’è un Paese in balia di forze pericolose e disgregatrici, e non vinciamo la nostra sfida parlando solo di noi stessi ma definendo un progetto chiaro per l’alternativa.
Debora Serracchiani
giovedì 23 settembre 2010
Acqua: Risorsa comune o bene di mercato?

La lista Impegno Civico per Venzone
organizza, Venerdì 1° ottobre alle 20.00
presso la sala convegni di Palazzo Orgnani - Martina
ACQUA: RISORSA COMUNE O BENE DI MERCATO?
incontro pubblico e dibattito con gli interventi di:
Erica Gonano
già rappresentante della ZTO della Carnia
La gestione dell'acqua in Italia
dalla Legge Galli ad oggi;
Franceschino Barazzutti
Presidente Comitato Tutela Acque Bacino Montano del Tagliamento
Rischi della privatizzazione dell'acqua
dal punto di vista del cittadino/consumatore;
Renzo Petris
già Presidente di Carniacque
Carniacque, passato presente e futuro.
lunedì 20 settembre 2010
Svezia

venerdì 17 settembre 2010
giovedì 16 settembre 2010
Un paese all'incontrario

martedì 7 settembre 2010
I soliti (indecenti) noti

“Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico per la carica di componente del Parlamento nazionale ed europeo chi ha ricoperto detta carica per la durata di tre mandati”.
Statuto del Partito democratico. art. 21, terzo comma
Se non si azzera l’attuale gruppo dirigente del Pd non ci sarà mai la possibilità di una svolta. A cominciare da Massimo D’Alema, l’uomo dei compromessi al ribasso, della Bicamerale, del tavolo a latere Unipol-Bnl, di “Mediaset patrimonio del Paese”, della “Merchant Bank in cui non si parla inglese” a palazzo Chigi, delle due scoppole rimediate in Puglia, dello spocchioso sarcasmo contro i movimenti della società civile, dell’incapacità di intransigenza sui principi. Più bolliti di lui ce ne sono pochi in circolazione. Eppure è ancora lì, in carriera a vita a meno di terremoti politici, come un Andreotti in sedicesimo.
Il congelamento dei meccanismi del ricambio all’interno dei partiti rende possibili siffatte sventure.
Eppure lo statuto del Partito democratico prevederebbe un limite di tre mandati parlamentari. Ma vale per i peones, non per i capi. E’ la logica della Fattoria degli Animali: alcuni maiali sono più uguali degli altri. A meno di un (improbabile) cambiamento della “porcata” elettorale, ad esempio, Piero Fassino e la moglie Anna Serafini verranno ancora ricandidati in cima a liste bloccate, c’è da scommetterlo, perché “i dirigenti non nascono sotto il cavolo” (Fassino dixit). E lo stesso, a meno di una (improbabile) rinuncia volontaria, avverrà per Massimo D’Alema e compagnia brutta.
Sarebbe dunque il caso di stampare il comma 3 dell’articolo 21 dello statuto su un volantino, assieme al numero di legislature dei vari mandarini politicamente sconfitti, moralmente squalificati e inopinatamente ancora in auge, per diffonderlo alle feste del Pd e in ogni altro luogo di dibattito pubblico, a costo di incappare in tal modo nel più classico dei reati di “lesa maestà”. Dall’alto dei suoi decenni in parlamento, Giorgio Napolitano forse stigmatizzerà le “intimidatorie gazzarre”. Ma ce ne faremo una ragione: del resto, come spiegare a lui, alle guardie bianche del Corriere della Sera e a tutti coloro che in questi giorni hanno puntato l’indice contro gli “squadristi” fingendo di non capirne le ragioni, che l’impudenza di gente che arriva a trasgredire perfino le regole che si dà è una vera e propria istigazione alla contestazione?
giovedì 2 settembre 2010
Basta !
