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martedì 31 marzo 2009

Perfida Albione

La ministra degli interni del Regno Unito, Jacqui Smith, rischia il posto perchè il marito, Richard Tinney, ha acquistato dei film addebitandoli al Ministero della consorte, si parla di 60 sterline !

Se in italia si praticasse il principio per il quale chi utilizza fondi o beni pubblici per interessi privati deve dimettersi, assisteremmo alle dimissioni di massa in Parlamento, nei Ministeri, alle Regioni, alle Province, nei Comuni, negli Enti Pubblici e parastatali, ci sarebbe l’azzeramento della classe, si fa per dire, dirigente.


Vittorio Fadi

sabato 28 marzo 2009

Bassolino, Partito Democratico...


La fissità erbivora che Antonio Bassolino esibisce mentre tutti gli interlocutori lo sommergono di accuse che lui ascolta senza muovere né muscoli, né occhi, andrebbe segnalata agli etologi.

I rendiconti più drammatici gli passano sul viso come acqua sui vetri. Nei quindici anni del suo regno, la Campania e Napoli sono diventati un miserabile inferno e uno scandalo perpetuo. Complice la gran parte dei cittadini che disconosce l’interesse collettivo, in sintonia con la propria classe dirigente.

Nella comune rassegnazione (e omertà dei molti) in questi anni è accaduto il peggio. La violenza dilagata come un virus. La camorra che comanda sulla vita e sulla morte. Il narcotraffico che avvelena. Il racket che governa il lavoro e l’economia. La prostituzione diventata schiavitù. E poi l’illegalità come norma. Gli scandali dell’edilizia e della politica. Del denaro pubblico dissipato. Del disastro edilizio. Del dissesto ambientale. Delle periferie abbandonate. Che hanno trasformato questo territorio un tempo bello, in paesi miserabili, periferie invivibili, con strade devastate dal traffico, dai centri commerciali orrendi, dalle discariche a cielo aperto, dal traffico perpetuo, dal disordine universale. E infine sommerso dalla spazzatura, tracimata come un’onda di fango e di detriti umani, raccontata con incredulità da tutti i giornali del mondo, da tutte le televisioni del mondo. Suscitando ribrezzo, scandalo, rabbia. In tutti.

Meno che nel nostro imperturbabile Bassolino che sempre ascolta in silenzio, con gli occhi fissi all’interlocutore. L’altro giorno il Cavaliere lo ha umiliato in pubblico, convocandolo all’inaugurazione dell’inceneritore di Acerra (di cui si vantava) ma poi dandogli una sedia in platea. Era una gogna. Ma Bassolino, quella stessa sera in tv, si affannava a decantare “i successi del premier”. A applaudirlo. A inchinarsi al suo cospetto. E solo raddoppiando la propria pubblica umiliazione, sembrava contento.


Pino Corrias - voglioscendere

mercoledì 25 marzo 2009

La Fame non è giusta

"Diritto al cibo" è la campagna di informazione

e sensibilizzazione promossa da Ctm altromercato

Il diritto al cibo è il diritto umano fondamentale e precondizione del diritto alla vita. È nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e al primo posto degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite:riduzione della metà del numero di persone che soffrono la fame entro il 2015.

Nonostante ciò, oggi più di 920 milioni di persone vivono conmeno di 1 $ al giorno e per questo non hanno denaro a sufficienza per comprare il cibo che serve loro a sopravvivere.

Ciò non è dovuto alla carenza di alimenti, ma al fatto che il cibo non è accessibile: costa troppo rispetto a quanto le persone guadagnano ogni giorno. Le cause della fame quindi non sono nella natura ma nei disequilibri del commercio internazionale e nelle scelte delle politiche agricole che sono state prese in questi ultimi decenni.

Con la campagna Altromercato “Diritto al cibo” il commercio equo e solidale rivendica il proprio ruolo di soggetto politico attivo impegnato a far conoscere le cause della fame e a proporre soluzioni concrete, in rete con tutti gli altri protagonisti dell’economia che credono in un’agricoltura ed un mercato del cibo diversi da quelli attuali.

A soffrire la fame sono soprattutto coloro che vivono nelle aree rurali e lavorano per produrre quello che arriva sulle nostre tavole. Questo è il frutto di un mercato delle materie prime agricole fortemente improntato alla specializzazione produttiva e all'esportazione, che ha smantellato i sistemi agricoli locali.

giovedì 19 marzo 2009

Raccomandazioni

Nell'immagine coloro che, secondo le raccomandazioni del Pastore Tedesco, hanno combattuto l'AIDS con le preghiere e non con i preservativi.

Vittorio Fadi

giovedì 5 marzo 2009

Incontro

Carissime e Carissimi è stato organizzato un incontro,

al quale siete invitati a partecipare,


lunedì 16 marzo 2009 alle ore 18.30

in Sala Aiace, Palazzo del Comune, dal titolo


NON SONO RAZZISTA, MA ….

riflessioni sulle recenti disposizioni in materia di

sicurezza ed immigrazione


Interverranno:


PIERLUIGI DI PIAZZA

Sacerdote, fondatore del Centro Balducci

e della rete diritti FVG

CARLO PEGORER

Senatore della Repubblica


EZIO BELTRAME

Medico


GIOVANNI BELMONTE

Vice-Questore a Udine

direttore Ufficio immigrazione

della Questura di Udine.


lunedì 2 marzo 2009

Ex - voto

SCOMPARSI. Molti elettori che un anno fa avevano votato per il Pd: chissà dove sono finiti. I sondaggi condotti dai maggiori istituti demoscopici, infatti, oggi stimano il voto al Pd fra il 22 e il 24%. Alcuni anche di meno. L'IdV di Antonio di Pietro, parallelamente, ha pressoché raddoppiato i consensi e si attesta intorno al 9%. Le diverse formazioni riunite un anno fa nella Sinistra Arcobaleno, infine, hanno risalito la china, ma di poco. Nell'insieme, queste stime di voto non danno risposta al quesito. Anzi: lo rilanciano. Dove sono finiti gli elettori che avevano votato per il Pd nel 2008?

Rispetto ad allora mancano circa 10 punti percentuali. L'IdV ne ha recuperato qualcuno. Ma non più di 2 o 3, secondo i flussi rilevati dai sondaggi. E gli altri 7-8? Quasi 3 milioni di elettori: svaniti. O meglio: invisibili a coloro che fanno sondaggi. Perché si nascondono. Non rispondono o si dichiarano astensionisti. Oppure, ancora, non dicono per chi voterebbero: perché non lo sanno.

Certamente, non si tratta di una novità. L'incertezza è una condizione normale, per gli elettori. D'altronde, è da tempo che non si vota più per atto di fede. Inoltre, non si è ancora in campagna elettorale. E di fronte non ci sono elezioni politiche, ma altre consultazioni, nelle quali gli elettori si sentono più liberi dalle appartenenze. Come dimenticare, d'altronde, che il centrodestra ha perduto tutte le elezioni successive al 2001? Amministrative, europee, regionali. Fino al 2006: tutte. Forza Italia, in particolare.

Nei mesi seguenti alle regionali del 2005 i sondaggi la stimavano sotto il 20%. Dieci punti in meno rispetto al 2001. Come il Pd oggi. Ridotto al rango del Pds nel 1994. Sappiamo tutti cosa sia successo in seguito. Parte degli elettori di FI sono rientrati a casa, trascinati dal loro leader. Mobilitati dal richiamo anticomunista. Dalla paura del ritorno di Prodi, Visco e D'Alema.

Se ne potrebbe desumere che qualcosa del genere possa avvenire, in futuro, anche nella base elettorale del Pd. Ma ne dubitiamo. Non solo perché un richiamo simmetrico, in nome dell'antiberlusconismo, oggi è già largamente espresso - urlato - da altri attori politici. Primo fra tutti: Di Pietro. Non solo perché le elezioni europee - come abbiamo detto - non sono percepite come una sfida decisiva. Visto che sono, appunto, europee. Ma perché la defezione dichiarata nei confronti del Pd ha un significato diverso da quella che colpiva il centrodestra negli anni del precedente governo Berlusconi.

Allora, gli astenuti reali (rilevati alle elezioni) e potenziali (stimati dai sondaggi), tra gli elettori di FI, erano semplicemente "delusi". Insoddisfatti dell'andamento dell'economia e dell'azione del governo. Il quale aveva alimentato troppe promesse in campagna elettorale. Difficili da mantenere anche in tempi di crescita globale. Mentre, dopo l'11 settembre del 2001, quindi subito dopo l'insediamento, era esplosa una crisi epocale, destinata in seguito ad aggravarsi. Si trattava, perlopiù, di elettori senza passione. Moderati oppure estranei alla politica. Non antipolitici. Semplicemente impolitici. Non era impossibile risvegliarli. Spingerli ad uscire di nuovo allo scoperto. Il caso degli elettori del Pd è molto diverso, come si ricava da alcuni sondaggi recenti di Demos.

Coloro che, dopo averlo votato un anno fa, oggi si dicono astensionisti, agnostici o molto incerti (circa il 30% della base PD) appaiono elettori consapevoli, istruiti, politicamente coinvolti. Rispetto agli elettori fedeli del PD, si collocano più a sinistra. Si riconoscono nei valori della Costituzione. Sono laici e tolleranti. Ça va sans dire. Oggi nutrono una sfiducia totale nei confronti della politica e dei partiti. Anzitutto verso il Pd, per cui hanno votato. Per questo, non si sentono traditori, ma semmai traditi. Perché hanno creduto molto in questo soggetto politico. Per cui hanno votato: alle elezioni e alle primarie. E oggi non riescono a guardare altrove, a cercare alternative.

La loro sfiducia, d'altronde, si rivolge oltre il partito di riferimento. Anzi: oltre i partiti. Oltre la politica. Si allarga al resto della società. Agli altri cittadini. Con-cittadini. Rispetto ai quali, più che delusi, si sentono estranei. Gli ex-democratici. Guardano insofferenti gli italiani che votano per Berlusconi e per Bossi. Quelli che approvano le ronde e vorrebbero che gli immigrati se ne tornassero tutti a casa loro. La sera. Dopo aver lavorato il resto del giorno nei nostri cantieri. Gli ex-democratici. Provano fastidio - neppure indignazione - per gli italiani. Che preferiscono il maggiordomo di Berlusconi a Soru. Che guardano Amici e il Festival di Sanremo, il Grande Fratello. Che non si indignano per le interferenze della Chiesa. Né per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro.

Non sono semplicemente delusi e insoddisfatti, come gli azzurri che, per qualche anno, si allontanarono da Berlusconi. Ma risposero al suo richiamo nel momento della sfida finale. Questi ex-democratici. Vivono da "esuli" nel loro stesso paese. Lo guardano con distacco. Anzi, non lo guardano nemmeno. Per soffrire di meno, per sopire il disgusto: si sono creati un mondo parallelo. Non leggono quasi più i giornali. In tivù evitano i programmi di approfondimento politico, ma anche i tiggì (tutti di regime). Meglio, semmai, le inchieste di denuncia, i programmi di satira. Che ne rafforzano i sentimenti: il disprezzo e l'indignazione.

Questa raffigurazione, un po' caricata (ma non troppo), potrebbe essere estesa a molti altri elettori di sinistra (cosiddetta "radicale"). Scomparsi anch'essi nel 2008 (2 milioni e mezzo in meno del 2006: chi li ha visti?). Non sarà facile recuperarli. Per Franceschini, Bersani, D'Alema, Letta. Né per Ferrero, Vendola, lo stesso Di Pietro. Perché non si tratta di risvegliare gli indifferenti o di scuotere i delusi. Ma di restituire fiducia nella politica e negli altri. Di far tornare gli esuli. Che vivono da stranieri nella loro stessa patria.


Ilvo Diamanti - la Repubblica