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mercoledì 23 dicembre 2009

Auguri

Cari democratici e care democratiche,
l'anno che sta per concludersi è stato certamente impegnativo per chi come noi crede nella Politica, nella funzione pubblica dei Partiti e, permettetemi, nell'idea e nella possibilità di un Paese migliore.
Abbiamo avuto momenti di forte preoccupazione per il nostro PD e per quel progetto in cui tutti crediamo, abbiamo però dimostrato impegno, radicamento ed il coraggio di primarie vere.
Ora, dopo un Congresso importante ed a tratti difficile stabiliremo definitivamente le regole del nostro ''stare insieme'' e arriveremo al rinnovo degli organismi locali, una fase certo lunga ma necessaria per un PD che non è, e non vuole diventare, un partito mediatico e leaderistico.
L'augurio migliore che credo si possa fare a tutti noi e che ora ci attenda un anno in cui ascoltiamo, parliamo e proponiamo a cittadini e cittadine la nostra Politica, le nostre risposte ad una crisi che sta mettendo a dura prova famiglie e tessuto socioeconomico, le nostre priorità e le nostre scelte, coraggiose e difficili, se serve, a fronte di un governo nazionale, regionale e provinciale che non sa e non vuole darsi ne l'onere delle riforme ne la responsabilità delle scelte qualificanti necessarie in un periodo come questo.
Siamo l'unico partito italiano che svolge una vera discussione interna e di questo dobbiamo essere orgogliosi, rendiamola utile al Paese, facciamo sì che la passione che abbiamo messo nel sostenere le diverse posizioni si trasformi e si moltiplichi nel sostegno al Partito che ognuno di noi ha contribuito a creare.
L'Italia ed i nostri territori ne hanno bisogno più che mai.
Buone festività, un periodo di buon riposo prima degli gli impegni che ci attendono ed un ringraziamento particolare a tutte quelle iscritte ed iscritti che, senza apparire, hanno fatto un faticoso ma importantissimo lavoro nei nostri Circoli e quotidianamente sul loro territorio.
Cristiano Shaurli

sabato 19 dicembre 2009

Lo stato delle cose



Il sorpasso


Mentre in Italia si discute di odio - amore, di facebook e altre amenità i nostri vicini dell’est si avvicinano a grandi passi ai paesi del nord europa (in tutti i campi), per esempio:

Approvato dal governo Sloveno il nuovo diritto di famiglia

La proposta di legge è stata accolta dopo un lungo dibattito pubblico, gode dell'appoggio dell'intero governo che intende difenderlo nonostante il netto dissenso espresso dall'opposizione di centro-destra e della Chiesa cattolica che hanno annunciato, nel caso venisse approvato, iniziative referendarie per la sua abrogazione.

il ministro della famiglia e della previdenza sociale Ivan Svetlik sottolinea che un terzo delle unioni in Slovenia sono 'atipiche', ovvero forme di famiglia non tradizionali e tutte verranno equiparate alla famiglia tradizionale. L'obbligo di riconoscere alle coppie gay e lesbiche la definizione di 'unione familiare' e il diritto di adozione deriva dalla decisione, secondo Svetlik, della Corte costituzionale che ha definito discriminatoria l'attuale legge sulle coppie omosessuali. Il ministro fa riferimento anche alla legislazione europea e sulle sentenze applicate da diversi tribunali in Slovenia. "Vogliamo semplicemente rendere legale la nuova prassi che negli ultimi 35 anni è sorta nelle famiglie slovene - precisa ancora il ministro - con la nascita di gruppi familiari atipici che hanno raggiunto la ragguardevole cifra di un terzo delle unioni familiari".

mercoledì 2 dicembre 2009

Il compagno Gianfranco e il camerata Pierluigi


È difficile che il fuorionda di Gianfranco Fini possa peggiorare i suoi già pessimi rapporti con Silvio Berlusconi.

Vedremo come giornali e giornalisti padronali (“alani da riporto” li ha definiti Eugenio Scalfari) ne approfitteranno per azzannare il presidente della Camera che ha comunque il merito di non nascondere la propria crescente disistima nei confronti del premier.

Sia sotto voce che ad alta voce. Parole e comportamenti che colpiscono di più se paragonati alle parole e ai comportamenti che giungono dai vertici del Pd, da quello che cioè dovrebbe essere il principale partito dell’opposizione. Il condizionale (sull’opposizione) è obbligato dopo le oblique affermazioni di Enrico Letta, prontamente vidimate dal segretario Bersani che autorizzano Berlusconi a difendersi “dai” processi e non “nei” processi.

Come dire: una sorta di licenza a scappare dai giudici quando e come meglio desidera. Una svolta sconcertante nella linea del Pd, adottata da Bersani e Letta dopo un colloquio con il presidente Napolitano e senza alcuna discussione interna. A questo punto crediamo che gli elettori del Pd abbiano diritto a più di una spiegazione e a più di una risposta.

Il garantismo di nuovo conio nei confronti dell’imputato Berlusconi risponde (come sostiene il Foglio) a una esplicita richiesta del Quirinale? Esso spiana la strada a un’intesa con il Pdl sulle cosiddette riforme della giustizia: il superinciucio auspicato da Sergio Romano e Piero Ostellino sul Corriere della Sera?

È in nome di questa conversione a U ( anzi a B.) che Bersani e il nuovo gruppo dirigente non battono ciglio di fronte a un riformatore della tempra di Renato Schifani, oggi presidente del

Senato e ieri avvocato di fior di mafiosi (trascorsi leciti, per carità, ma che poco si addicono alla seconda carica dello Stato)?

Del tutto pleonastico a questo punto chiedere e chiedersi come mai Bersani e il nuovo gruppo dirigente del Nazareno abbiano deciso di disertare la piazza antiberlusconiana del 5 dicembre.

Insomma, cari amici del Pd, il nostro titolo di oggi su Fini capo dell’opposizione è davvero così assurdo?

Scriviamo ciò senza alcun intento polemico. Sappiamo che molti dei nostri lettori votano per il Pd. E anche chi scrive non si vergogna certo di aver partecipato con passione a tutte le primarie che da Prodi a Veltroni a Bersani hanno contribuito a radicare il nuovo partito nelle speranze di tante persone.

E poiché non viviamo sulle nuvole ci rendiamo anche conto delle necessità della politica. Ma oggi nel Pd accade qualcosa che ci sfugge. E che non ci piace per niente.


Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano