Benvenuti

Un saluto a tutti quelli che entrano in questo spazio di discussione.
Puoi aggiungere un commento ai Post pubblicati oppure aggiungere un contributo mandandolo ad uno dei nostri indirizzi e-mail

mercoledì 26 novembre 2008

Lingue proprie del Friuli - Venezia Giulia: no ad ulteriori discriminazioni



La contrarietà espressa dai gruppi di opposizione avrebbe dovuto bloccare sul nascere la proposta, avanzata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio regionale Edouard Ballaman, di sostituire il servizio di interpretariato attualmente in uso presso l´Aula consiliare con un servizio "a chiamata" subordinato alla dichiarazione anticipata da parte dei consiglieri che avessero deciso di avvalersi del loro diritto di intervenire in friulano, sloveno o tedesco. Il presidente Ballaman, infatti, aveva previsto che questa misura non sarebbe passata se non ci fosse stato l'assenso di tutti i gruppi consiliari. Tale vicenda, tuttavia, ci offre anche lo spunto per proporre alcune riflessioni che vanno oltre l´episodio specifico.
Anche se l´intento che ha mosso il presidente Ballaman ad avanzare tale proposta risulta condivisibile, ridurre cioè le spese di funzionamento del Consiglio, la soluzione suggerita ci trova contrari. Innanzi tutto chiedere solamente a quanti intendono parlare in friulano, sloveno o tedesco di dichiararlo anticipatamente, è palesemente discriminatorio. Se si riconosce alle lingue e, a quanti le parlano, pari dignità, infatti, tale proposta risulta inaccettabile poiché porrebbe dei vincoli solo a quanti utilizzano alcune lingue. Tanto più se si considera che il servizio di interpretariato, in realtà non serve a quanti si esprimono in friulano, sloveno o tedesco, bensì agli altri, cioè a quanti non comprendono queste lingue. Toccherebbe piuttosto a loro, dunque, farsene carico e non a quanti hanno il sacrosanto diritto di esprimersi nella propria lingua nativa.
Ciò che, tuttavia, lascia maggiormente perplessi è che, ogni qual volta si rende necessario operare dei tagli, l´attenzione tende sempre a cadere sui fondi dedicati alle minoranze linguistiche. In questo caso reputiamo in buona fede, ma spesso non è affatto così. Si tratta, tra l´altro, di interventi il cui intento è più demagogico che concreto, considerata la risibile entità di tali risorse. Basti pensare che i fondi regionali per friulano, sloveno e tedesco (lingue parlate dalla maggioranza della popolazione regionale) non raggiungono nemmeno lo 0,1% del bilancio della Regione Friuli - Venezia Giulia. Si tratta davvero di cifre irrisorie, tanto più se pensiamo che la specialità della nostra regione dipende, ora più ancora che in passato, proprio dalla presenza di comunità di lingua diversa da quella italiana. Una specialità che permette al Friuli - Venezia Giulia di godere, in proporzione, di risorse decisamente maggiori di quelle amministrate dalle Regioni a Statuto ordinario.
Per quanto ci riguarda, siamo convinti che, in tempi di difficoltà economica, sia importante cercare di razionalizzare la spesa pubblica. Crediamo, tuttavia, che tale razionalizzazione non possa minare diritti garantiti costituzionalmente. Tanto più quando, in realtà, nonostante quanto previsto dalla Costituzione e dalle specifiche leggi statali e regionali, tali diritti sono già sottoposti a continue violazioni e alla progressiva riduzione dei fondi che dovrebbero servire per garantirli.
Siamo stufi di essere vittime di una demagogia che vede nei diritti linguistici solo una spesa da tagliare. Siamo stufi di essere sempre i primi ad essere chiamati quando si tratta di fare dei sacrifici e gli ultimi quando si tratta di godere dei benefici. Anche noi siamo capaci di fare demagogia e proponiamo una soluzione, non per ridurre, per eliminare del tutto le spese di interpretariato: basta che i consiglieri che non capiscono una o più lingue proprie della nostra regione frequentino un corso che gli permetta almeno di comprenderle. Così ogni consigliere potrà parlare nella lingua che preferisce, senza che gli altri per capirlo abbiano bisogno di un interprete.

I coordinatori del Comitato 482
Giovanni Pietro Biasatti - Luigi Geromet - Jole Namor - Carlo Puppo
*ricevuto da Francesco Segatto

venerdì 21 novembre 2008

Notizie fresche


Mi è capitato, per caso, di vedere su Al jazeera english, la versione in lingua inglese della famosa televisione araba, una intervista relativa alla drammatica crisi del Kivu, regione orientale del Congo sconvolta dagli scontri tra l’esercito governativo e i ribelli (National Congress for the Defence of the People).

I ribelli del CNDP occupano vaste zone della regione e gli scontri hanno provocato la fuga di intere popolazioni provocando un vero e proprio esodo umanitario.

L’inviata di Al jazeera english ha intervistato il leader dei ribelli Laurent Nkunda nel suo campo da dove dirige le operazioni militari.

Questa premessa per fare solo un esempio dello stato in cui si trova l’informazione pubblica in Italia, infatti, gli accenni e le notizie date dalla RAI sulla vicenda, venivano da un inviato (sic) che stava a Nairobi - Kenia cioè a 1000 chilometri di distanza in linea d’aria dai luoghi in cui si svolgono gli accadimenti, come se un giornalista da Londra parlasse di quello che accade a Milano ! Possiamo ben immaginare come possano essere aggiornate e attendibili le notizie...


Vittorio Fadi


giovedì 20 novembre 2008

Ultima spiaggia


C'è da sperare che qualcuno riesca a far dimettere il senatore Nicola Latorrealmeno dall'incarico di vice-capogruppo dei democratici al Senato. Pensare infatti che i probiviri del Pd espellano, o quantomeno sospendano, il braccio destro di Massimo D'Alema dal partito, così come farebbe qualsiasi partito in qualsiasi democrazia occidentale, è velleitario. Ormai è chiaro che di occidentale il nostro paese conserva solo la collocazione sulla carta geografica: tutto il resto, dalle classi dirigenti fino a buona parte dei media, è levantino. O, se preferite, latino americano.

Ma persino in Sud America un parlamentare di opposizione smascherato in tv mentre consiglia per iscritto a un esponente della maggioranza le frasi e i ragionamenti da utilizzare per tentare di levarsi dall'impaccio in cui lo ha cacciato un avversario politico, verrebbe immediatamente fatto scomparire dalla scena. Ovviamente non per senso etico o morale, ma per convenienza. Con quale residua credibilità Latorre potrà nel futuro opporsi, o fingere di opporsi, a prese di posizione, leggi e interventi avanzate dalla maggioranza? D'ora in poi la sua faccia rotonda, il suo cranio pelato, saranno solo e semplicemente il simbolo del'inciucio. Saranno un inno al qualunquismo di chi dice «intanto sono tutti uguali». Saranno la pietra tombale sulle già scarse possibilità del centro-sinistra di tornare un giorno alla guida del paese.  

Eppure tra gli oligarchi nostrani Latorre resta popolarissimo. Ieri i suoi amici, per fronteggiare l'ondata di sconcerto montante anche dall'interno del Pd, hanno straparlato rievocando i processi staliniani. Il pugliese Francesco Boccia, dimostrando di non aver ricevuto nessun beneficio dagli anni trascorsi in gioventù studiando a Londra, è arrivato a dire: «Siamo passati da Obama a Stalin». L'ex prodiano Paolo De Castro ha definito «grottesche le critiche» per il pizzino allungato da Latorre. E tutti hanno catalogato l'episodio tra le scaramucce in atto tra i dalemiani e i veltroniani per il controllo del partito democratico.

Ora, è evidente che tra i due gruppi sia in corso una guerra. Ed è altrettanto ovvio che Veltroni e i suoi, mentre premono per le dimissioni di Latorre, sotto sotto si fregano le mani pensando di aver segnato un punto in loro favore. Ma tutto questo non basta per evitare di discutere del nocciolo della questione: Latorre con il suo comportamento ha danneggiato gravemente il partito, se non se ne va lo danneggerà ancor di più. Per il Pd, insomma, è arrivato all'improvviso l'ultimo treno. Sarebbe il caso che da quelle parti ci si desse da fare per non perderlo. 

Peter Gomez

mercoledì 19 novembre 2008

Sud del mondo

Elettrosmog


Venerdi’ 21 novembre ore 20.30
 presso il centro “Glemonensis” di Gemona del Friuli
 il “Comitato spontaneo contro l’elettrosmog” di Gemona
 assieme all’Associazione “Borc di Plovie” 
invita alla serata informativa :
 “Telefonini… antenne… connessioni wireless… possono veramente nuocere alla salute?”
Relatori :
Prof. Angelo Gino Levis già ordinario di mutagenesi ambientale presso l’Università di Padova Vice presidente A.P.P.L.E. (Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog)
Arch. Laura Masiero Presidente A.P.P.L.E.
con il patrocinio della Comunità Montana del Gemonese

giovedì 13 novembre 2008

I cento passi

Domenica 16 novembre 2008 alle ore 17.00 a Codroipo (UD), presso il Teatro Comunale Benois De Cecco, all’interno della rassegna di eventi "Arcipelago - geo grafìe nell'anima" giunta ormai alla sua settima edizione

“Mafia, legalità e globalizzazione”

interverranno Giovanni Impastato, fratello di Peppino Impastato; Umberto Santino, Centro di Documentazione Siciliano “Giuseppe Impastato” Palermo. Introduce Pierluigi Di Piazza, Centro di Accoglienza “Ernesto Balducci” Zugliano. 

A seguire, proiezione del film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana (2000).

immagine di Ciekawe zdjecie

Singars


L’università di Verona ha appena concluso una ricerca assai istruttiva: mai e poi mai in Italia negli ultimi vent’anni (1986-2007) è stato provato il rapimento di un bambino da parte di uno zingaro. E’ una cattiva leggenda. Un’invenzione fomentata dalla paura. Il Dipartimento universitario è quello di Antropologia culturale. E la ricerca non riguarda tanto i Rom, ma noi, italiani brava gente. 
Pino Corrias (foto di Carla Liva)

mercoledì 12 novembre 2008

Info 2

SABATO 15 NOVEMBRE ORE 20.30
PAULARO - BAR ITALIA

incontro sul tema "LA MONTAGNA ENERGETICA"
prospettive, opportunità e risorse per lo sviluppo
 e lo sfruttamento sostenibile delle fonti di energia in Montagna.
interverranno:
LUIGI CORTOLEZZIS - Assessore Comunità Montana della Carnia
"Fonti energetiche rinnovabili"
ISAIA DEREANI - Assessore comunale di Paularo
"Iniziative locali a Paularo"
ENZO MARSILIO - Consigliere regionale
"Politiche regionali per la montagna"

Info

VENERDI' 14 NOVEMBRE ORE 17.00
TARVISIO - HOTEL NEVADA

INCONTRO SU RIFORMA SCOLASTICA MINISTRO GELMINI

interverranno:
MARIA LETIZIA BURTULO - Consigliere provinciale
PASQUALE D'AVOLIO - già dirigente scolastico
SANDRO DELLA MEA - consigliere regionale

martedì 11 novembre 2008

Invito



Sabato 29 novembre 2008, ore 16.00 

Palazzo Orgnani-Martina 


Presentazione del libro 


"VENEZIA GIULIA. LA REGIONE INVENTATA" 


Dopo il saluto delle autorità, 

il libro verrà presentato dalla prof. Silvana Fachin Schiavi 

(Università di Udine) 

Saranno presenti i curatori ed alcuni autori.

domenica 9 novembre 2008

Ko⚡⚡iga 2



"Per il consenso serve la paura". Il ragionamento dell'ex presidente è affidato a una lettera aperta: "Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Per Cossiga, che pensa alle tensioni che hanno segnato le manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante". 
La "tattica cossighiana". In pratica si tratta di disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita". 
"La gente deve odiare i manifestanti". Una situazione che farebbe crescere fra la gente "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft, o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge". Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della Caritas o di Pax Christi. 
I tempi dell'intervento. "Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti". 

martedì 4 novembre 2008

680 mila morti


Più che di celebrazione, bisognerebbe parlare di commemorazione, visto che la Grande guerra fu una inutile strage, nella quale morirono 680 mila soldati italiani.

Commemorare, anzichè celebrare, un lutto nazionale, a seguito del quale l'Italia, dopo il voltafaccia con gli alleati della Triplice, fu ridicolizzata anche dai nuovi alleati (Francia, Inghilterra e Russia) con i quali firmò segretamente un accordo (il Patto di Londra del 1915) che avrebbe dovuto concedere al nostro Paese il Trentino, l'Alto Adige, l'Istria, Trieste, la Dalmazia e Fiume, oltre a eventuali 'aggiustamenti' delle colonie tedesche in Africa. 

Alla Conferenza di Versailles del 1919 le rivendicazioni di Orlando, Sonnino e Salandra, rimasero inascoltate. Gli italiani, considerati 'utili traditori' nel momento del bisogno, erano adesso considerati dai veri vincitori della guerra un peso, un agnello da sacrificare all'altare dell'autodeterminazione dei popoli sancito dal presidente Usa Wilson, che stabilè che Fiume e la Dalmazia sarebbero rimaste fuori dai confini nazionali. Le colonie tedesche furono invece spartite tra Francia e Inghilterra. La 'vittoria mutilata' offrì poi terreno fertile per la nascita di un nazionalismo radicale e bellicista desideroso di rivalsa, che degenerò nel fascismo e in una nuova, scellerata scelta interventista a fianco di Hitler.

Da "La festa della Vittoria" di Luca Galasso - Peacereporter