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mercoledì 30 ottobre 2013

La decadenza della decadenza


La decadenza di Berlusconi, che sarebbe decaduto già da ormai tre mesi, sarà votata al Senato il 25 novembre. Con molta calma.
Lucrezia Ricchiuti ha votato in dissenso, perché la decadenza fosse affrontata il 5 novembre, come chiedeva il M5s, anche per evitare che si trascini (ancora?!) oltre la legge di stabilità, condizionando le scelte economiche che riguardano milioni di italiani e non i milioni di euro della frode fiscale.
Mi chiedo per quanto si possa andare avanti così, con un clima pessimo e un Berlusconi che tutti danno per ‘morto’ ma con tutta evidenza è tenuto in vita da un dibattito surreale.
Forse, come molti sospettano da tempo, si vuole che passi prima l’interdizione della decadenza, per farne decadere, appunto, il significato politico. E sarebbe una soluzione all’italiana che non fa onore a nessuno.
Pippo Civati

domenica 27 ottobre 2013

Alto Friuli per Civati


lunedì 28 ottobre, ore 20.00
l'Alto Friuli per Civati
presentazione della mozione congressuale
ex chiesa di S.Michele
in Largo Porta Udine
a Gemona del Friuli (UD)

martedì 15 ottobre 2013

Casa del popolo


Siete invitati ai festeggiamenti del centenario della Casa del Popolo di Prato Carnico organizzati dal  Comune di Prato Carnico (ora proprietario dell'edificio) per il prossimo 26 ottobre dalle ore 10,30 stabile completamente restaurato e riportato all'antico splendore, dentro il quale si trova anche la nuova sede della biblioteca comunale.



lunedì 14 ottobre 2013

PD non ancora



Oggi, 14 ottobre, è il compleanno del PD. 

Sono passati ormai sei anni da quelle primarie che affidarono a Veltroni il compito di costruire un partito davvero nuovo, come non si era mai visto prima in Italia. Non abbiamo ancora realizzato quell'opera. Oggi, con un piccolo emendamento al nostro simbolo, sulle bandiere scriverei così: PD NON ANCORA. 

Una carenza e nel contempo una promessa. Il nostro è un partito che ha grandi potenzialità rimaste inespresse, e spetterà al prossimo congresso il compito di rimuovere gli ostacoli che finora ci hanno intralciato il cammino.


In "Sulle orme del gambero" ho ricordato così quel momento storico:

Avevamo fondato il Pd per risolvere la transizione italiana, ma l’obiettivo non è stato raggiunto. Con le primarie di Veltroni nel 2007 sembrò davvero possibile. Mi impegnai con entusiasmo nei dibattiti dei circoli di base. Ovunque scoprivo un potenziale enorme da mettere a frutto: a San Basilio, un quartiere popolare romano, il capo della vecchia sezione della Dc ricordava all’anziano compagno del Pci quando gli impediva di attaccare i manifesti ed entrambi ci scherzavano sopra, trovandosi ormai a lavorare insieme; all’assemblea di Donna Olimpia, altro luogo pasoliniano, oltre la metà dei partecipanti erano persone mai entrate prima in una sezione di partito e costringevano tanti vecchi militanti come me a ragionare diversamente dal passato. Nei circoli del Pd, in quel momento, si riscriveva la storia e si preparava l’avvenire. Invece gran parte degli ex-dirigenti di Ds e Margherita continuarono a fare le stesse cose di prima sotto una nuova bandiera. Quel ceto politico cambiò partito per conservare se stesso.
Walter Tocci - senatore PD

mercoledì 9 ottobre 2013

Una cosa di sinistra



Giuseppe Civati sarà ufficialmente candidato al Congresso del Partito Democratico, e sabato 12 sarà in piazza, a Roma, per la manifestazione “Costituzione: la via maestra” promossa da Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky.
Civati sarà della partita e sarà probabilmente l'unico esponente del Partito Democratico. Dentro al PD si sono messi in testa di portare avanti una "grande riforma costituzionale" a colpi di articolo 138 insieme a questi alleati di Governo, gli stessi che in questi anni hanno cercato in tutti i modi di scardinarne l'impianto. Un impianto frutto del più alto compromesso tra le forze democratiche che nel dopoguerra seppero disegnare un paese diverso parlando di diritti, doveri, giustizia, lavoro, libertà e solidarietà. Sarà quindi accanto a chi ha creduto nella Costituzione e nella sua applicazione in larga parte ancora da realizzare, agli stessi che oggi pongono domande che dobbiamo necessariamente fare nostre.

giovedì 3 ottobre 2013

Stomaci forti


[...] il Pd, che ormai prende tutto quel che arriva e non rimanda indietro nessuno, come se non avesse degli elettori da rispettare. Arriva Alfano, per gli amici Lodo? Ma prego, si accomodi. Arriva il piduista Cicchitto? Bentornato, compagno. Arriva l’imputato Formigoni con tutta la banda? Benvenuto, Celeste, carina quella giacca arancione, portaci pure Daccò. Arriva Giovanardi, quello che inneggia a chi ha ucciso Cucchi e Aldrovandi e ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto? Per carità, è una così cara persona. Arriva Quagliariello, che insultò i presunti “assassini di Eluana”? Vai, Quaglia, sei tutti noi. Arrivano gli ex grillini, compreso quello che bivacca dalla D’Urso? Che pezzi di statisti. Arriva Augello, quello che ha copiato l’autodifesa di B. per sostenere la sua non decadenza da senatore? Avanti, c’è posto. Stomaci forti, gente di bocca buona. Ingurgitano e digeriscono tutto, anche l’onta di tenere in piedi un governo con una truppa raccogliticcia che inglobava persino l’onorevole avvocato di Gianpi Tarantini. Torna il Cainano? Ma sì, abbondiamo, chi non muore si rivede. Nessuno dissente (a parte Civati), nessuno obietta, nessuno (elettori a parte, si capisce) manifesta conati di vomito per una simile compagnia: si dividono gli altri, ma non il Pd, pronto a tutto e capace di tutto. Del maiale non si butta via niente. [...]

Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 2 ottobre 2013

Le cose cambiano cambiandole


Conferenza Stampa - FVG x Civati
Le cose cambiano cambiandole. 
Ci proviamo anche in Friuli Venezia Giulia,
perché vogliamo un Paese diverso,
un Paese migliore. 
Cambiamo le cose,
cambiamo il Partito Democratico,
cambiamo il Paese!

Interverranno i coordinatori territoriali
e il consigliere regionale Enzo Martines

Sabato 5 ottobre 2013 dalle 10
alla Feltrinelli di Udine in via Canciani 15

martedì 1 ottobre 2013

Caro Enrico non ci siamo


Siccome il mio amico Enrico Letta oggi mi chiama direttamente in causa, penso sia doveroso da parte mia uscire dall’amaro riserbo di queste ore e dire poche cose. 
Io non so cosa voglia in questo momento Grillo. Ho visto superficialmente la proposta di riforma elettorale del Movimento 5 Stelle e mi sembra forse peggiore del Porcellum. Solo qualche giorno fa lo stesso Grillo ha detto che a questo punto è meglio tornare a votare con l’attuale legge elettorale. Sì, bene, questo è vero. Ma non è tutto. Io penso che in politica, al di là delle dichiarazioni (sono anni che inseguiamo dichiarazioni roboanti sulla volontà di cancellare il Porcellum), delle buone o delle cattive intenzioni, contano i fatti. 
Ed i fatti purtroppo parlano chiaro: quando più di quattro mesi fa 100 deputati di quasi tutti i gruppi misero a disposizione del Parlamento la possibilità di passare dalle parole ai fatti, cioè di cancellare il Porcellum, Letta chiese al Pd di votare contro quella mozione, ponendo sostanzialmente una questione di fiducia; il Pd si sottomise a quella richiesta e quella mozione fu votata solo da Sel, dal Movimento 5 stelle, dal deputato PDL Martino e dal sottoscritto. Questi sono i fatti. Avrei tanto voluto che i fatti stessero in altro modo. Oggi non saremmo in queste condizioni ed in questa trappola. 
Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi.
Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi. Occorre dirlo. 
Un’ultima osservazione. A sentire il Presidente del Consiglio sembrerebbe che al Senato sia imminente l’approvazione di un testo di riforma della legge elettorale su cui vi sarebbe una sorta di largo accordo. Temo che abbia informazioni sbagliate. A due mesi dallo scippo del dibattito da parte del Senato stiamo ancora in alto mare. Anzi nei prossimi giorni ci è stato annunciato che avremo un “pillolario”, cioè una serie di punti su cui verificare convergenze. Ancora lontano appare un testo vero sul quale magari votare. Cioè siamo più o meno al punto di partenza. Una fotografia molto simile a quella che abbiamo visto nello scorcio della precedente legislatura.

Roberto Giachetti, PD, vice presidente della Camera