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venerdì 28 dicembre 2012

Isabella De Monte



Sono nata a Udine il 23 giugno 1971 risiedo a Pontebba e lavoro a Udine.
Mi sono diplomata in ragioneria a Gemona del Friuli ho conseguito la laurea in giurisprudenza a Trieste e lavoro come avvocato presso l’ATER di Udine.
Sono stata Vicesindaco del Comune di Pontebba dal 1999 al 2004, consigliere comunale dal 2004 e 2009 e nel giugno del 2009 sono stata eletta a Sindaco. Faccio parte dell’esecutivo regionale dell’Anci.
La mia amministrazione ha un forte approccio innovativo e ha già applicato energie alternative negli investimenti pubblici, al fine di un risparmio di spesa (specchio solare, geotermia, illuminazione pubblica a led).
Sono stata componente del comitato costituente del PD nel 2007.

Primarie parlamentari



Per gli iscritti e per i votanti alle primarie:
Si vota domenica 30 dicembre dalle 8 alle 21 a Gemona del Friuli (insieme ai circoli di Gemona, Moggio, Resia e Resiutta) presso la Loggia del Municipio in piazza Municipio 2.
Si possono votare, per la Provincia di Udine, due soli candidati tra quelli di seguito indicati:
  • ILARIA CELLEDONI
  • PAOLO COPPOLA
  • ISABELLA DE MONTE
  • MAURIZIO IONICO
  • GIANNA MALISANI
  • MARIA MARION
  • ENRICO PIZZA
  • CARLO PEGORER
  • ROSA RICCIARDI
  • IVANO STRIZZOLO
e deve esserci l'alternanza di genere (una donna e un uomo).

lunedì 3 dicembre 2012

Prudenza


“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”: a leggere le dichiarazioni euforiche di molti esponenti del centrosinistra viene in mente Giovanni Trapattoni. La vittoria nettissima del segretario del Pd alle primarie ha finito per provocare una sorta di ottimistico corto-circuito che fa scambiare il risultato di domenica con quello delle future e incerte elezioni politiche. Letta (Enrico, non Gianni) afferma che lo sconfitto Matteo Renzi: “Deve entrare nella squadra di governo”. L’ex Idv Nello Formisano spiega che “la questione meridionale sarà al centro del governo che verrà”. Rosy Bindi, felice per non essere stata rottamata, discetta al pari di Letta de “la squadra di governo”. E persino il solitamente misurato Pierluigi Bersani assicura che la “prossima avventura è il governo del cambiamento”.
Maggiore prudenza sarebbe però consigliabile. Non per rispettare antiche e tutt’altro che dimostrate tradizioni scaramantiche. Ma perché Bersani deve ancora fare molta strada prima di arrivare a sedere a Palazzo Chigi. E non è una strada in discesa.
A oggi, è bene ricordarlo, la legge elettorale non fornisce garanzie sul risultato al Senato: chi vince nelle urne può benissimo risultare sconfitto nel conto dei senatori. Se la norma non verrà cambiata, ipotesi ormai più che verosimile, il Pd e i suoi alleati più piccoli (Sel, I socialisti e vari altri movimenti) rischiano di trovarsi a controllare la Camera, dove per ora resiste il premio di maggioranza, senza però aver in mano Palazzo Madama.
Bersani spera di mettersi al riparo alleandosi con il centro di Pierferdinando Casini. Che ci riesca tenendo insieme pure Sel di Nichi Vendola è però tutto da dimostrare. Inoltre, in caso di trattative con il montiano Casini, Bersani per rivendicare la premiership dovrà per forza uscire dalla politiche con in dote un buon risultato di coalizione: almeno il 39-40%. Lo otterrà?
Nessuno ha la sfera di cristallo. Di certo c’è che però le elezioni sono ancora lontane (non si capisce nemmeno esattamente quanto) e che i sondaggi di queste settimane (Pd superiore al 30%) sono influenzati da un effetto primarie destinato col tempo a scemare.
In pochi, è vero, possono credere possibile una rimonta del centrodestra. Ma proprio l’esito delle primarie ha fornito finalmente una carta da giocare a Berlusconi & C: il vecchio anticomunismo. Non è molto, ma è abbastanza perché il centro-destra, se solo riuscirà ad individuare un candidato premier, convinca qualche suo ex elettore a turarsi il naso per andare ai seggi con il dichiarato scopo di fronteggiare “il pericolo rosso” (gli ex Pci Vendola e Bersani). Questa strategia di chiamata alle armi è stata già compiutamente illustrata da Il Giornale della coppia Sallusti-Santaché. E anche se non è vincente, può servire a evitare la debacle e a rendere ancora più difficile la partita del Senato.
Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Pure lì, dal punto di vista di Bersani, ci sono altri voti in fuga. E tanti. Le spinose questioni legate all’Ilva, a un D’Alema che non si candida ma che vuole piazzare i suoi, al Tav, alla mancata abolizione del finanziamento pubblico, finiranno per favorire il M5S. Lo dicono le indagini demoscopiche secondo cui tra i potenziali elettori del Movimento ce ne sono molti ai quali gli attacchi alla Casta di Renzi non dispiacevano. Elettori disgustati da questa politica che senza il sindaco di Firenze non avranno più dubbi: ritorneranno alla base.
Bersani insomma deve incrociare le dita e pedalare. Altrimenti finirà per fare una cosa veramente di sinistra. La stessa che ha fatto Matteo Renzi: perdere.
Peter Gomez - Il Fatto Quotidiano

Dove vanno i soldi


I soldi versati agli scrutatori nei seggi elettorali vengono raccolti dagli stessi componenti del seggio e versati al locale Coordinamento provinciale di “Italia Bene Comune”.   
Ogni Coordinamento Provinciale ha aperto un conto corrente locale, intestato a “Italia Bene Comune” una coalizione formata da Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Partito Socialista Italiano, che prende appunto il nome di “Italia Bene Comune
Una parte di quei contributi viene trasferita dai conti locali al conto corrente nazionale "Italia Bene Comune",  il conto è intestato al Comitato “Italia Bene Comune”, presso il Monte dei Paschi di Siena, filiale 8600 in Via del Corso, a Roma nella misura di 0.50 centesimi di euro per ogni voto. Ovvero: sui 2 euro versati, 0.50 cent vanno al conto nazionale, il restante rimane al Coordinamento Provinciale. 
La cifra netta, ovvero la cifra che resterà sia sui conti provinciali, sia sul conto nazionale - detratte le spese, sia locali che nazionali - verrà utilizzata per la campagna elettorale di coalizione, in vista delle elezioni politiche del 2013.

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