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giovedì 28 febbraio 2013

Più cuore


Accettare un accordo Pd-Pdl per un governo cosiddetto di larghe intese sarebbe come firmare la nostra condanna all’estinzione.
Dobbiamo evitare di far scappare chi ci ha votato e andare invece a riprenderci l’elettorato che abbiamo deluso o che non abbiamo saputo convincere. Per riuscire in questa impresa occorre una svolta culturale nel Pd: abbandonare formule che non funzionano più, liberarci di un atteggiamento talvolta lontano dal sentire della gente. Insomma abbiamo messo metodi e facce nuove, e dunque non è accettabile che nonostante ciò il Pd trasmetta un messaggio che non dà entusiasmo. Nelle nostre ragioni dobbiamo riuscire a metterci più cuore.

Debora Serracchiani

Il bene dell'Italia


Hanno già cominciato. I principali quotidiani e i più autorevoli opinionisti (gli stessi che dicevano che il Pd avrebbe avuto bisogno di Monti per governare, già) spiegano, senza essere sfiorati dal minimo dubbio, che l’unica soluzione per uscire dall’impasse sia un altro governo Monti. Per fare le riforme che il primo governo Monti non ha fatto, con gli stessi protagonisti, Monti compreso, anche se non a Palazzo Chigi, perché è andato male alle elezioni (non potrebbe essere questo un indizio che c’è qualcosa che non va, nel limpidissimo ragionamento?).
Lo stesso fanno alcuni leader politici del centrosinistra, anche quelli che non si sono ricandidati, reduci da mille successi.
L’espressione a cui tutti si richiamano è «per il bene dell’Italia», all’insegna della mitica «responsabilità». La stessa responsabilità che per il bene del Paese ci ha portato fin qui, da coltivare ancora insieme a un irresponsabile dichiarato come Berlusconi, che ha una sola preoccupazione: restituire l’Imu. Sempre per il bene del Paese, ovviamente.
Ora, mi chiedo, ma per il bene del Paese non sarebbe meglio provare un’altra strada e imboccarla in una direzione contraria rispetto alla precedente?
Non sarebbe auspicabile che nel breve volgere di qualche settimana si approvassero alcune norme per cui tutti si sono detti favorevoli in campagna elettorale, a cominciare dalla riduzione del numero dei parlamentari (che a guardare i programmi elettorali dovrebbe essere sostenuta dal 100% dei parlamentari stessi), dalla dimezzamento degli ‘stipendi’ degli stessi, dal tetto da individuare per la retribuzione dei manager della Pubblica Amministrazione, da una nuova legge elettorale uninominale con doppio turno (che, alla luce di alcune cose che sono successe negli ultimi mesi, potrebbe avere il sostegno di Pd e M5S), da una norma più avanzata sulla corruzione, da una misura sul conflitto d’interessi (che non riguarda Berlusconi soltanto, ma metà Paese)?
Non sarebbe, questo, il bene dell’Italia e della sua politica? E chi si sottraesse a un simile ‘pacchetto’, non farebbe una pessima figura? E chi si rifiutasse, non sarebbe in contraddizione con le stesse promesse della propria campagna elettorale?
Perché, fatemi capire, se avessimo vinto davvero, non le avremmo fatte, queste cose?
Se così si farà, oltretutto, ogni scelta successiva apparirà meno emergenziale (se, come temo, oltre a queste cose non ci sarebbe una maggioranza per farne delle altre e torneremo al voto).
Così, chi si ripresenterà agli elettori lo farà muovendo da un punto di vista diverso, spostando l’asticella del confronto politico un chilometro più in alto.
Insomma, la realtà si può rimuovere, e andare avanti come se nulla fosse successo. Oppure della realtà si può prendere atto e fare il bene (e il meglio) che possiamo nelle condizioni in cui ci troviamo.

Pippo Civati

Il più giovane


Il parlamento più giovane della storia della Repubblica (grazie a PD e M5S)

“Il breve orizzonte di vita della classe dirigente non permette di investire in innovazione. In particolare dal nostro studio emerge la correlazione tra gerontocrazia e mancati investimenti in Ict a causa dell'incapacità di comprendere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Un Parlamento con un età media più giovane è in grado di cogliere queste opportunità. In questo momento è questo ciò di cui il Paese ha bisogno per ritornare sul sentiero di crescita''

Vincenzo Atella direttore del Ceis (Centre for Economic and International Studies)

Dice il saggio


Ho passato la giornata a studiare le dichiarazioni di Grillo: è chiaro che escluda un dialogo con Berlusconi. Gli unici possibili interlocutori siamo noi: Grillo scelga il premier – che secondo me potrebbe essere lui stesso – e proponga una serie di punti programmatici. Il Pd li voterà.

È proprio sicuro che l’apparato del Pd accetterebbe questa linea?

Deve, è l’unica soluzione. E analizzando il voto non sono affatto demoralizzato come gli altri dirigenti del Pd. Anzi, abbiamo una fantastica opportunità.

Quale?

Grillo vuole recuperare la centralità del Parlamento, combatte per acqua e scuole pubbliche, contrasta i privilegi della Casta: tutte idee in linea con il centrosinistra, che anzi professiamo da anni. Solo che non siamo mai riusciti a concretizzarle. Grazie a lui possiamo uscire dal pantano e cambiare il Paese.


Michele Emiliano - Sindaco di Bari - PD

martedì 19 febbraio 2013

vota De Monte


I candidati al Parlamento a Gemona



TondoCotaZaia, che Maroni!


Da un po' di giorni Maroni, Segretario della LN e candidato Presidente della Lombardia, sta strombazzando in lungo e in largo la notizia della nascita della Macroregione del Nord (ipotesi B della mancata seccessione del Nord) con la firma e l'adesione dei Presidenti del Piemonte Cota, del Veneto Zaia e del Fvg Tondo. E' l'ennesima trovata pubblicitaria per distogliere l'attenzione degli elettori leghisti delusi dai clamorosi fallimenti del Governo Berlusconi-Bossi-Tremonti e del governo della Lombardia, impantanatosi nella nuova tangentopoli. Quello che non e' assolutamente accettabile e' che il Presidente del Fvg, anziche' preoccuparsi di valorizzare la specialita' e l'autonomia della nostra Regione, si presti ancora una volta a coinvolgere il Fvg in un pasticcio politico-istituzionale che rappresenta l'anticamera di una vera e propria annessione del Friuli al "Lumbard"- Veneto! Dopo il protocollo d'intesa sottoscritto da Tondo con Tremonti il 29 ottobre del 2010, che vincola il Fvg a versare ogni anno nelle casse di "Roma-ladrona"  la considerevole cifra di 370 milioni di euro, la firma del patto voluto da Maroni in funzione della sua campagna elettorale, rappresenta  la sottomissione e la svendita della identita' e della autonomia del Fvg ai "Lumbard" leghisti in continua ricerca di novita' clamorose (dopo la secessione, la devolution e il federalismo fiscale miseramente dimostratisi bolle di sapone) da propinare agli elettori del Nord.
Tondo, con la sua firma,  ha decretato l'annessione del Fvg al  lombardo-veneto, facendo tornare indietro la lancetta della storia di oltre 150 anni! E' l'ultimo sfregio che il centrodestra infligge alla nostra autonomia! Da ricordare che, soltanto poche settimane fa,  c'è stata la cerimonia solenne, in Consiglio Regionale, per festeggiare il 50° anniversario della promulgazione della Legge Costituzionale n. 1 del 31 gennaio 1963 che decretò la nascita della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Per fortuna, nell'arco di  due mesi questo ennesimo "patto scellerato" sottoscritto da Tondo con i leghisti sarà tramutato  -  dal voto dei cittadini della Lombardia prima  e da quelli del FVG poi - in carta straccia!
Ivano Strizzolo
Deputato Pd del Fvg

l'Italia giusta


venerdì 1 febbraio 2013

La buccia di banana


Democrazia vendesi



Vicino/lontano, in collaborazione con la rete micropolis.carnia, propone un appuntamento con una delle voci più critiche dell’establishment
Domenica 3 febbraio, alle 18.30
Loretta Napoleoni 
presenterà a Udine il suo nuovo libro
nella Casa della Contadinanza in Castello
Dialogherà con lei il professor Paolo Ermano
docente di Economia internazionale all’Università di Udine e di Economia politica all’Università di Venezia