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giovedì 19 febbraio 2009

venerdì 13 febbraio 2009

Italiani brava gente

"Obama ha chiesto a gli alleati di dare una mano agli Stati Uniti in Afghanistan e noi non ci tireremo indietro", ha dichiarato oggi Berlusconi spiegando di aver confermato al presidente Usa il rispetto degli impegni presi con il suo predecessore Bush. Alcuni giornali, riprendendo una notizia diffusa dal quotidiano britannico The Guardian, hanno parlato di altri 800 soldati, e il ministro degli Esteri Frattini ha confermato la la rimozione completa dei caveat che limitano l'impiego dei nostri soldati. Per quanto riguarda invece la rimozione completa delle limitazioni che finora impedivano ai soldati italiani di compiere azioni offensive - decisa anch'essa a dicembre durante l'incontro romano tra il premier Berlusconi e il generale Usa Petraeus - non è altro che la conseguenza logica dell'invio dell'invio al fronte delle nostre truppe, che d'ora in avanti non spareranno più solo per difendersi ma condurranno anche attacchi. Il limite potrebbe cadere anche per i quattro caccia-bombardieri italiani Tornado schierati in Afghanistan, che finora ha sparato 'solo' con i doppi cannoni mitragliatori Mauser Bk-27 (da cinquanta proiettili 27mm al secondo) e che d'ora in poi potrebbero anche sganciare bombe. 

Peacereporter


giovedì 12 febbraio 2009

L'individualista

Si osserva da alcuni con compiacimento, da altri con sfiducia e pessimismo, che il popolo italiano è «individualista»: alcuni dicono «dannosamente», altri «fortunatamente». Questo «individualismo», per essere valutato esattamente, dovrebbe essere analizzato, poiché esistono forme diverse di «individualismo», più progressive, meno progressive, corrispondenti a diversi tipi di civiltà e di vita culturale. Individualismo arretrato, corrispondente a una forma di «apoliticismo» che corrisponde oggi all’antico «anazionalismo»: si diceva una volta «Venga Francia, venga Spagna, purché se magna», come oggi si è indifferenti alla vita statale, alla vita politica dei partiti.

Ma questo «individualismo» è proprio tale? Non partecipare attivamente alla vita collettiva, cioè alla vita statale (e ciò significa solo non partecipare a questa vita attraverso l’adesione ai partiti politici «regolari») significa forse non essere «partigiani», non appartenere a nessun gruppo costituito? Significa lo «splendido isolamento» del singolo individuo, che conta solo su se stesso per creare la sua vita economica e morale? Niente affatto. Significa che al partito politico e al sindacato economico «moderni», come cioè sono stati elaborati dallo sviluppo delle forze produttive più progressive, si «preferiscono» forme organizzative di altro tipo, e precisamente del tipo «malavita», quindi le cricche, le camorre, le mafie, sia popolari, sia legate alle classi alte.

Antonio Gramsci

martedì 10 febbraio 2009

La memoria e la ragione

«La memoria che coltiviamo innanzitutto è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sue avventure di aggressione e di guerra». E ancora: «Nessun revisionismo, conservare la memoria e coltivarla». Il richiamo è del presidente Napolitano, in occasione della giornata del ricordo, quella dedicata alla tragedia delle foibe e all'esodo coatto degli italiani dall'Istria dopo la nascita della Repubblica Federativa di Jugoslavia. Napolitano ha ragione, perché il rischio forte – per come vengono gestiti politicamente la memoria e gli anniversari nell'Italia di oggi – è quello di semplificare e piegare le realtà storiche – con i loro drammi – alle convenienze politiche e alla propaganda.

Non si può capire ciò che successe al confine orientale nell'immediato dopoguerra senza ricordare alcune cose. 1) Che l'irredentismo italiano della prima guerra mondiale con il fascismo si trasformò in nazionalismo ai danni delle popolazioni slave (slovene e croate), fino al punto di negarne l'autonomia culturale e cancellando ogni loro diritto. Cosa che nemmeno l'Impero austro-ungarico  aveva fatto. 2) Che negli anni di dominio italiano sui territori poi passati alla Jugoslavia, il regime fascista mise in atto politiche xenofobe e razziste nei confronti dei «non italiani» a livello politico, sociale, economico e culturale. 3) Che durante la seconda guerra mondiale gli italiani – segnatamente le truppe regie e le squadre fasciste – perpetrarono numerosi massacri ai danni delle popolazioni slave, al punto da superare per ferocia le truppe tedesche e le Ss.

Le foibe nascono così, da questo contesto. Tra l'altro i primi a usare i budelli carsici come tombe in cui gettare persone ancora in vita furono proprio militari e fascisti italiani. Da questo contesto – da un clima di vendetta e di odio nazionalista – vennero i giorni dell'occupazione jugoslava di Trieste, i rastrellamenti ai danni degli italiani (bastava il minimo sospetto per essere definiti «fascisti»), e, infine, l'esodo delle persone di lingua italiana dall'Istria e dalla Dalmazia, con relativo sequestro dei loro beni.

E' rammentando tutto questo che bisogna dare atto al Presidente Napolitano di aver evocato una memoria vera. «Ragionata». Al fine di essere comprensibile e poterne trarre delle lezioni per l'oggi e il domani.


Gabriele Polo - il Manifesto

Manifestazione

sabato 14 febbraio alle ore 17

 in Piazza Giacomo Matteotti (ex San Giacomo)

la manifestazione

  IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE

SOLIDARIETA’ AL CAPO DELLO STATO

… contro l’attacco alle istituzioni e allo stato di diritto,

 portate la vostra copia della Costituzione

 e chiamate tutti i cittadini e le cittadine

 che credono all'Italia democratica e repubblicana.

Cristiano Shaurli e Debora Serracchiani

caro Beppino


fino a ieri mi chiedevo perché non mostrasse una foto, anche una sola foto di sua figlia come è oggi. Sono sicura che la gente capirebbe meglio. A costo di perdere in credibilità, lei evita di rendere pubblica un’immagine dolorosa e infelice di sua figlia.
Lei avrebbe potuto mostrare quel corpo, e non l’ha fatto.
Avrebbe potuto portare all’estero la figlia amata, e non l’ha fatto.
Avrebbe potuto acconsentire alla pratica comune in tutti i nostri ospedali, dove i parenti, d’accordo con i medici, lasciano che i loro cari, ormai perduti, siano sepolti in pace; ma non l’ha fatto.
E questo garantisce della sua buona fede.
Eppure c’è chi, con prepotenza, vuole decidere per gli altri in base a principi astratti ed è pronto a denigrarla e a falsificare la realtà per affermare le proprie idee.
Per questo lei oggi viene perseguitato e accusato della peggiore delle ignominie, cioè di voler assassinare sua figlia.
Chiunque, a questo punto, si sarebbe arreso. Lei no; anzi, decide con più fermezza di agire secondo giustizia e secondo pietà.
Di questo la ringrazio, perché la sua risolutezza costituisce un esempio di grande civiltà e coerenza.
Mi auguro che dopo questo caso, la scelta di una morte dignitosa sarà considerata un diritto e non un colpo del boia; qualcosa che le persone disperate possono desiderare per i loro cari quando non c’è più niente da fare per riportarli al mondo.


Dacia Maraini


venerdì 6 febbraio 2009

La macchinetta per fare bambini

“Una persona che potrebbe anche in ipotesi generare un figlio in stato vegetativo” spiega il dottor Berlusconi, dopo avere esaminato la cartella clinica della signorina Eluana Englaro. Fantastica e illuminante ammissione involontaria, questa del Presidente del Consiglio: una donna, per i talebani e per gli opportunisti, è una fotocopiatrice biologica, un apparecchio di riproduzione, semplice terra nella quale buttare un seme e poi vederlo germogliare, senza che la terra stessa, fertile, ma sorda, possa obbiettare. La sua volontà non conta. Le donne, come la terra, non possono decidere se e quando generare, nella visione di questi seminatori assoluti. Il solo fatto che questa ipotesi sia stata pensata, senza avere visto le immagini di quei resti umani che rendono disumano il solo pensiero di una gravidanza, dimostra la desolazione morale e la insensibilità di chi l’ha formulata. Ora quel corpo è stato anche, figurativamente, violentato nella sua intimità più vulnerabile.

Vittorio Zucconi - La Repubblica

Vergogna


E adesso sarà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a fare da "capro espiatorio". Su di lui il premier Silvio Berlusconi scarica la "responsabilità della morte di Eluana", mentre il capo del governo, i suoi ministri, scelgono un atto di forza. Un decreto legge, la cui necessità e urgenza è giusto quella di mostrare i muscoli: fare vedere al Paese "chi siamo". Chi sono.  E come sono bravi e coraggiosi a decidere cosa è bene e cosa è male. Ma non nel silenzio delle coscienze, piuttusto attraverso le circolari, i comunicati, i provvedimenti di convenienza tutta politica, senza altro criterio se non quello pubblicitario, chiamato propaganda. E con l'unzione dovuta alla Sede d'Oltretevere, ai suoi antri più curiali ben contenti della pecunia, che vale però solo in certi casi. Mentre in altri, tipo l'immigrazione, si tira dritti. 
Lo spot è la "difesa della vita", il prezzo è l'offesa: l'oltraggio alle regole della democrazia, l'oltraggio al Capo dello Stato, alla magistratura, al Parlamento; soprattutto l'oltraggio alla dignità e al dolore delle persone. Uno schiaffo in faccia, l'ennesimo, il più violento, a Beppino Englaro, e a tutti coloro che vivono condizioni simili, o che almeno hanno provato a capire come, cosa potrebbe essere. 
Un accanimento di dichiarazioni, di decisioni, di ripicche sulla pelle di una donna fatta, suo malgrado, simbolo di una battaglia in cui a confrontarsi non sono più i valori, sbandierati come vessilli, ma solo opportunismi. Soli, da una parte restano un uomo e sua figlia; l'uno fiaccato da 17 anni di sofferenza ma mai arreso, l'altra immobile, incosciente, viva e senza vita. A loro, ancora una volta, non è stata data pace. L'unica cosa che avrebbe ragioni di necessità e urgenza. 
E che il presidente Napolitano può riconoscere non firmando quel decreto che è una vergogna. Tocca a lui "prendersi la responsabilità" di questa morte. Ma anche quella di ridare al Paese una vera coscienza.

Tullia Fabiani - L'Unità