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sabato 27 aprile 2013

Le alternative


Questa è la domanda che mi viene più rivolta in queste ore (la settimana scorsa era «perché non Rodotà?», che sembra passato un secolo).
Ora, le alternative erano molte fino al voto di Prodi, come ormai sapete. I famigerati 101 hanno decimato le speranze degli elettori del Pd e anche le alternative, questo è vero, e lo hanno fatto apposta. Ma qualche alternativa, quella sera, era rimasta ancora.
Se i ‘giovani’ del Pd, invece di dividersi come al solito, chi facendo precipitare la discussione a pochi minuti dal voto, chi rivendicando una posizione di corrente, chi schierandosi per l’ennesima volta dietro al capo (che nel frattempo era cambiato), avessero chiesto di riunirsi per discutere di quello che era accaduto per colpa dei soliti strateghi e avessero fatto una proposta tutti insieme, non ci saremmo trovati a votare il Presidente uscente su nostra insistente richiesta, come se non ci fossero alternative (perché questa storia delle «alternative che non ci sono» è iniziata quella sera).
Se poi, invece di dare la colpa a Twitter e aver discusso di espellere questo o quella, avessimo ragionato su quello che stava accadendo, non avremmo fatto nomi di possibili premier, senza prima chiarirci in che direzione si stava andando, una direzione per altro perfettamente contraria a quello che avevamo sempre detto (quasi) tutti quanti.
Avremmo, per esempio, individuato un percorso più rigoroso e sensato: un governo di pochi mesi, rivolto a tutte le forze politiche e non dichiaratamente al Pdl, con pochissime priorità, una legge elettorale da presentare contestualmente alla presentazione del governo stesso (a meno che non vogliamo credere che quelli che non l’hanno fatta l’anno scorso e l’anno prima e quello prima ancora, la facciano in tre settimane), un premier al di sopra delle parti, ministri che non avessero già fatto i ministri, e un gruppo dirigente del Pd veramente dimissionario. Perché si sono dimessi tutti (tranne il premier incaricato), ma non mi pare che sia cambiato alcunché, nelle dinamiche del Pd. Anzi. E stiamo parlando di un governo di legislatura, con ministri (già ministri) politici, condiviso nel programma con Berlusconi, che sembra quello più ‘tonico’, tra l’altro.
Se me l’avessero chiesto, in una qualche riunione del Pd che non c’è stata, l’avrei detto, e avrei chiesto di votare su questa posizione. Ma in ragione dell’autonomia spesso rivendicata dal partito (sì, ciao), ha deciso tutto Napolitano e non ci sono più state alternative.
Peccato che le alternative le avessimo distrutte noi, e poi abbiamo semplicemente deciso che la brutta notizia da dare agli elettori era meglio se toccava a Napolitano, perché per noi era un po’ dura spiegarla di persona.
Certo, c’era il rischio di non vederlo varare, quel governo che non abbiamo provato a fare. E c’era il rischio di andare a votare prestissimo. Un rischio che ci saremmo assunti, se fossimo stati davvero ‘giovani’. E invece si sono ‘posizionati’ quasi tutti. E i risultati li vediamo. E anche il fatto che in pochissimi minuti tutti si siano allineati, come sempre.
Le alternative nella vita ci sono: se però si escludono una dopo l’altra e volutamente, poi non ce ne sono più.

Pippo Civati

venerdì 26 aprile 2013

Il dissidente


«Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile» (Enrico Letta, 8 aprile 2013).

«I contrasti aspri tra le forze politiche rendono non idoneo un governissimo con forze politiche tradizionali» (Enrico Letta, 29 marzo 2013).

«Non sono praticabili né credibili in nessuna forma accordi di governo fra noi e la destra berlusconiana» (Pier Luigi Bersani, 6 marzo 2013)

«Il governissimo non è la risposta ai problemi» (Pier Luigi Bersani, 13 aprile 2013).

«Il governissimo predisporrebbe il calendario di giorni peggiori» (Pierluigi Bersani, 8 aprile 2013).

«Se si pensa di ovviare con maggioranze dove io dovrei stare con Berlusconi, si sbagliano. Nel caso io, e penso anche il Pd, ci riposiamo» ( Pierluigi Bersani, 2 ottobre 2012).

«In Italia non è possibile che, neppure in una situazione d’emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme» (Massimo D’Alema, 8 marzo 2013).

«Il Pd è unito su una proposta chiara. Noi diciamo no a ipotesi di governissimi con la destra» (Anna Finocchiaro, 5 marzo 2013).

«Fare cose non comprensibili dagli elettori non sono utili né per l’Italia né per gli italiani. Non mi pare questa la strada». (Beppe Fioroni, 25 marzo 2013).
«Non si può riproporre qui una grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano» (Dario Franceschini, 23 aprile 2013).

«Sono contrario a un governo Pd-Pdl» (Andrea Orlando, 22 aprile 2013).
«Abbiamo sempre escluso le larghe intese e le ipotesi di governissimo» (Rosy Bindi, 21 aprile 2013).

«Serve un governo del cambiamento che possa dare risposta ai grandi problemi dell’Italia. Nessun governissimo Pd-Pdl» (Roberto Speranza, 8 aprile 2013).

«Non dobbiamo avere paura di confrontarci con gli altri, ma non significa fare un governo con ministri del Pd e del Pdl. La prospettiva non è una formula politicista come il governissimo, è quel governo di cambiamento di cui l’Italia ha bisogno» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«L’alternativa non può essere o voto anticipato o alleanza stretta tra Pd e Pdl» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«Lo dico con anticipo, io un’alleanza con Berlusconi non la voto» (Emanuele Fiano, 28 febbraio 2013).

«I nostri elettori non capirebbero un accordo con Berlusconi» (Ivan Scalfarotto, 28 febbraio).

«Non c’è nessun inciucio: se questa elezione fosse il preludio per un governissimo io non ci sto e non ci starebbe neanche il Pd» (Cesare Damiano, 18 aprile 2013).

«Serve un governo di cambiamento vero ed è impensabile farlo con chi in questi anni ha sempre dimostrato di avere idee opposte alle nostre» (Fausto Raciti, 14 aprile 2013).

«Un governo Pd-Pdl è inimmaginabile» (Matteo Orfini, 27 marzo 2013).

Poi il dissidente sarei io
Pippo Civati

giovedì 25 aprile 2013

25 aprile


"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”

Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955

venerdì 19 aprile 2013

Appello al voto



Un voto oggi, per un impegno quotidiano
 nei prossimi 5 anni
Se ciascuno di noi ripensa a se stesso cinque anni fa deve constatare che la sua vita è peggiorata, chi più chi meno. La fiducia nel futuro è calata e la speranza in un miglioramento per sé o per la propria famiglia, è più debole. Tutto ciò non è solo effetto della crisi mondiale, perché noi abbiamo strumenti per far fronte di più e meglio agli attacchi della crisi: questi strumenti non sono stati usati.
Noi ci candidiamo a ridare fiducia e speranza alle persone, alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese, perché gli strumenti della nostra specialità sappiamo come usarli, perché abbiamo il coraggio di fare scelte radicali, perché non abbiamo paura di tagliare gli intrecci di interessi, poteri e clientele che hanno paralizzato gli ultimi anni del Friuli Venezia Giulia. La nostra gente, riconosciuta in tutto il mondo come un popolo onesto e lavoratore, si merita molto di più.
Mi presento con una faccia dietro la quale non si nasconde nulla. Ho sempre fatto della trasparenza, della pulizia e della competenza il metro su cui ho misurato la qualità del lavoro politico.
Perché credo che la buona politica sia possibile e sia la madre della buona amministrazione, che non è né affarismo né improvvisazione, ma impegno quotidiano e assunzione di responsabilità.
Ecco, questa è la responsabilità che io mi assumo e per la quale io mi candido a governare il Friuli Venezia Giulia. La responsabità di cambiare, di fare scelte e di renderne conto ai cittadini.
La nostra è una piccola regione, ma noi sappiamo che è anche un piccolo gioiello, che vale tanto. Sta a noi, a ognuno di noi, conservare e aumentare questo valore e trasmetterlo ai nostri figli.
Con il vostro aiuto, io sono convinta di portare a termine questo che per me è un obbligo morale. Ed è per questo che chiedo il vostro voto.
Debora Serracchiani

Suicidio politico



Allora, sappiamo che l'influenza della stampa è sopravvalutata o almeno che la mia influenza è pressoché nulla. Proprio ieri ho pubblicato una serie di consigli a Pierluigi Bersani. Il consiglio numero è stato "Fare il contrario di quello che vuole Berlusconi". Ovviamente, appoggiando Franco Marini come candidato per la presidenza della Repubblica, Bersani ha fatto l'esatto contrario di quello che ho consigliato ed esattamente quello che voleva Berlusconi. 

Il mio punto fondamentale è stato: qualsiasi accordo con Berlusconi rappresenta il suicidio politico. Berlusconi rappresenta tutto quello che è peggio nel vecchio modo di fare politica  -  accordi sottobanco, clientelismo, spreco del denaro pubblico, corruzione, il non cambiamento e il non-riforme.

I risultati delle recenti elezioni dimostrano che la gente non ne può più di questo tipo di politica, soprattutto l'elettorato del Partito Democratico, che ha perso molti voti a favore del movimento di Grillo. Sia il movimento di Grillo che Berlusconi stesso non sperano in altro che in un governo di questo tipo (un Monti-bis o, meglio, un governo Bersani) per screditare il Pd e la politica in genere.

Franco Marini è un signore distinto ma certamente non rappresenta il nuovo. E il modo in cui è stato scelto è molto vecchio.

Gli altri principali consigli erano di rappresentare una vera alternativa a sinistra "sposando alcune delle tesi più sensate del programma di Grillo e dall'altra offrendo piani di crescita e opportunità. Anche a costo di sembrare irresponsabili, i leader del Pd devono sfidare il vangelo dell'austerità anche se si tratta di mettere in discussione l'assetto attuale dell'unione monetaria. Nel governo Monti hanno scambiato stagnazione per stabilità, e hanno dato la sensazione di ascoltare di più i mercati finanziari che non i disagi del paese, pagando un prezzo altissimo".

Per rappresentare una chiara alternativa in contrasto con Berlusconi ma anche sfidando il Movimento 5Stelle come un cambiamento credibile era importante "rimanere uniti." Invece prendendo questa decisione senza consultarsi con altri rischia di spaccare il suo partito. Ridono, sicuramente sia Berlusconi che Beppe Grillo che si preparano a mangiare quello che resterà del PD. 

La decisione davvero insensata da parte di Bersani di accettare la scelta di Berlusconi rappresenta un infausto tradizione del PD. Ma perché Bersani ha sentito il bisogno di decidere il futuro dell'Italia da solo con Berlusconi? Non ha imparato nulla dall'inciucio di D'Alema e la Bicamerale? Qui Bersani come D'Alema mi sembrano prigionieri di una vecchia tradizione comunista-machiavellica. D'Alema negoziando a tu per tu con Berlusconi si è sentito come Talleyrand o Togliatti, il super-realista che negozia con il Capitale. Ma si è fatto totalmente fregare in tutto su tutto peccando, paradossalmente, di ingenuità. Berlusconi ha il grande vantaggio di badare solamente ad un singolo scopo: i suoi interessi (e quelli non li perde mai di vista). Il PD invece in questi negoziati sbaglia, perché cerca sempre di armonizzare i suoi interessi partitici con considerazioni del tutto ideali, il bene pubblico ed interessi di vari altri gruppi, inseguendo il consenso ma finendo inevitabilmente col fare confusione. Berlusconi sta procedendo come un carro armato verso il suo obiettivo: comanda come padrone assoluto in casa sua e riesce sempre a trovare qualche alleato nel campo.

Bersani è riuscito invece a mettere sottosopra il suo partito. Forse sia Matteo Renzi e Nichi Vendola si opporrano alla scelta di Marino. La cosa migliore che possa succedere a questo punto è una ribellione all'interno del PD, cacciando Bersani e cambiando direzione. Speriamo che il suicidio di Bersani non rappresenti quello di un intero partito.

Alexander Stille - la Repubblica

lunedì 15 aprile 2013

sabato 13 aprile 2013

Il candidato nel collegio di Tolmezzo



Il candidato nel collegio di Tolmezzo, del quale fa parte il Comune di Venzone, al Consiglio Provinciale:

Pasquale D’Avolio, 68 anni, pugliese di origine, vive da 40 anni a Tolmezzo. Preside in pensione (Liceo Paschini di Tolmezzo, Liceo Stellini di Udine e I.C. di Paularo), è stato consigliere comunale a Tolmezzo e capogruppo in Comunità montana della Carnia per il PCI dal 1975 al 1995, nonché Consigliere comunale di Paularo (2006/2011). Impegnato da sempre sui problemi della scuola a vari livelli, ha partecipato a Commissioni ministeriali, in particolare sui temi del dimensionamento scolastico; collabora a riviste di carattere pedagogico. Ha svolto per un anno l’incarico di coordinatore del Centro servizi scolastici provinciali. Da alcuni anni opera nel volontariato, sui problemi della salute mentale, come Presidente di una Associazione locale. E’ vice-presidente provinciale dell’ANPI.

venerdì 5 aprile 2013

Abbiamo bisogno di voi



Sabato mattina, ore 10.00, manifestazione contro l'ampliamento della zona industriale di Osoppo.
E' cronaca di questi giorni la notizia dell'approvazione, da parte della Regione, della Variante del Comune di Osoppo che prevede l'ampliamento della zona industriale già bocciato dai cittadini con 529 osservazioni e opposizioni
Legambiente, il Comitato per lo sviluppo sostenibile e di qualità della zona industriale e il Comitato ARCA hanno elaborato proposte tese a ridurre e rendere sostenibile l'impatto dell'ampliamento, che prevede un avvicinamento al centro abitato dagli attuali 1.200 metri a soli 400 metri, e del previsto tracciato della bretella autostradale Cimpello - Sequals - Gemona
per far conoscere tali proposte, si invitano le redazioni della stampa e delle emittenti sulle aree, oggi agricole, destinate ai nuovi insediamenti industriali
la conferenza stampa è fissata per sabato 6 aprile pv alle 10:30 nel luogo indicato nella mappa.
per contatti: Vittorio Battigelli (3484121714)

Il lago a rischio