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martedì 22 gennaio 2013

I servizi pubblici in Montagna


I servizi pubblici in Montagna:
le opportunità europee, le proposte del PD

intervengono
Debora Serracchiani
Candidata Presidente per la Regione autonoma FVG
I Candidati PD al Parlamento

HOTEL CARNIA
Stazione Carnia - VENZONE
Giovedì 24 GENNAIO 2013, ore 18.00

Un paese laico e democratico


“Un enorme grazie agli amici di Articolo21 e di Change.org, per aver promosso la petizione in mia difesa e a tutti quelli che l’hanno diffusa e firmata. Con l’occasione ringrazio anche molti giornalisti che hanno preso le mie parti scrivendo della querelle tragicomica di Padre Pizzarro. Ciò detto è probabile che abbiamo sopravvalutato tutti le minacce dell’Aiart, associazione che pretende di rappresentare i telespettatori cattolici, di cui né io, né voi, né i telespettatori cattolici avevamo mai sentito parlare. 
Vorrei innanzitutto precisare, anche se è stato già fatto altrove, che La7 non stava mandando in onda un mio nuovo programma, ma la ripresa televisiva di uno spettacolo teatrale del 2010, già replicato su Sky decine di volte, e anche in chiaro sul canale del digitale terrestre “Cielo”, pubblicato in DVD, presente da tempo su youtube etc. L’Aiart poteva legittimamente non esserne a conoscenza, o essere stato appena fondato e voler recuperare il tempo perduto, ma non lo era neanche del fatto che i reati di opinione, insieme al vilipendio ecc. sono stati fortemente ridimensionati nel nostro ordinamento. 
Gli attuali limiti della satira, si parli di politica o di religione, si riducono sostanzialmente alla calunnia o all’insulto personale, per i quali la legge, come è noto, prevede il diritto di querela. Dunque paradossalmente avrei più speranze io di sfidare l’Aiart in tribunale per le parole offensive che mi rivolge nei suoi comunicati, senonché l’ultimo di ieri, in cui si dice soddisfatta delle mie scuse, estorte per gioco in una gag de “Le Iene”, mi ha riempito il cuore di tenerezza. In merito all’offesa confesso di non capire esattamente cosa sia il “sentimento religioso” perché sfortunatamente non ne sono dotato. 
Ho sempre pensato che essere intimamente credenti non possa essere troppo diverso dall’essere intimamente liberali, o socialisti, o vegani. Si tratta di amare e riconoscersi in delle idee, in una visione della società e del mondo, e le idee non sono sacre e intoccabili solo perché noi crediamo così fortemente in esse; vivono nel dibattito pubblico, confrontandosi e dovendo convivere con idee diverse e a volte opposte. Spero di non offendere nessuno se affermo che l’esistenza di un creatore, l’inferno, il paradiso, l’immortalità dell’anima, il giorno del giudizio ecc. siano, fino a spettacolare prova contraria, soltanto delle idee, delle opinioni che si è liberissimi di sostenere purché non si tenti di imporle agli altri come un tabù inviolabile. Che il sentimento religioso non possa reclamare una superiore legittimità, perché supportato, mi dicono, da pervasiva e speciale intuizione, appare evidente dal fatto che le credenze religiose sono tante, più di quelle da cucina dell’Ikea, e producono purtroppo affermazioni contrastanti. Un buddista e un cattolico, egualmente persuasi della loro fede, saranno certi di saperla molto lunga sull’origine e il senso dell’uomo e dell’universo, ma almeno uno di loro, al momento del trapasso, avrà una sorpresa. 
Ciò dovrebbe suggerire che convinzione “sentimentale” profonda e verità siano sostanzialmente due cose diverse. Si obietterà, magari stavolta tra i denti, che l’unica fede valida sia la nostra (e raramente qualcuno insorge perché sia stata offeso il sentimento religioso di qualcun altro), eppure non tutti i credenti si offendono, alcuni addirittura ridono, e spero che L’Aiart non pensi che a persone di questo genere siano capitati in sorte una fede o un sentimento di serie B. 
Mi conforta che questa associazione limiti la sua vigilanza ai nostri canali generalisti; al confronto di ciò che osa la satira in Inghilterra, in Francia o negli Stati Uniti, il mio Padre Pizzarro fa la figura del tenero Giacomo della Settimana Enigmistica. Ma il nostro è un paese “laico e democratico” dove un presidente del consiglio che nessuno di noi ha eletto, come primo atto ufficiale va a porgere i suoi omaggi al Papa. E il motivo per cui io e i miei colleghi scriviamo e recitiamo cose come “Padre Pizzarro” è che l’Italia sembra spesso uno stato teocratico “di fatto”. 
Solo pochi anni fa un ministro dell’istruzione avanzava, con un certo successo, la proposta di abolire Darwin dall’insegnamento scolastico per rispetto ai creazionisti, che ancora ci devono spiegare (come diceva un noto comico americano) perché Dio prima di creare l’essere a sua immagine e somiglianza si sia gingillato per milioni di anni coi dinosauri. Dunque non mi stupisce troppo che una minoranza di ferventi religiosi, invece di limitarsi a cambiare canale, si senta in diritto di chiedere una punizione legale, e questo rende, e temo renderà ancora, iniziative come la vostra necessarie a difendere e ribadire civilmente la libertà di tutti. 
In molti anni di televisione non credo di essermi guadagnato la fama del provocatore seriale, a caccia di polemiche per ottenere attenzioni e notorietà, né quella di un comico particolarmente violento o volgare. Ho sempre fatto il mio lavoro seguendo il mio “sentimento satirico”, parlando di tutto e di tutti nel modo più libero che mi è stato e che mi sono concesso. So inoltre cosa significhi sentirsi indignati. Le affermazioni fatte da esponenti di quel mondo, o da politici che, più o meno sinceramente, parlano e decidono in sua difesa, delle nostre scelte in materia di sessualità, diritti, vita e morte, mi hanno offeso numerose volte e continuano ad offendere il mio sentimento laico. Per questo ogni tanto Padre Pizzarro parla ed altri oltre a lui e dopo di lui parlano e parleranno. 
Grazie ancora a tutti. Vi abbraccio”.


Corrado Guzzanti

sabato 19 gennaio 2013

DisOnorevoli



Gli impresentabili nelle liste dei partiti potrebbero essere davvero un boomerang senza precedenti soprattutto per il popolo di centrosinistra sensibilissimo al tema della questione morale. Un boomerang che potrebbe costare al Pd la governabilità se fosse questo il motivo per cui le liste Ingroia, determinanti in alcune regioni chiave, avessero un risultato tale da sbilanciare i risultati del nostro partito.
Lanciare un messaggio chiaro e coraggioso sulla questione morale, soprattutto dopo gli scandali romani e lombardi, è fondamentale se vogliamo essere credibili nel nostro Paese, se vogliamo essere politici davvero “onorevoli”.
Questo titolo, “onorevole”, si iniziò ad usare all’epoca in cui il mandato rappresentava un segno di riconoscimento dei membri del Parlamento in quanto eletti dal popolo. Di per sé designa “una persona che è degna di onore, di stima, di rispetto” ed è davvero un peccato che oggi, questo titolo abbia perso agli occhi della maggior parte degli italiani il suo valore originario.
Aveva implicito il valore di un grande ‘onore’ contrapposto all’interesse personale, suppliva al sacrificio del non poter più occuparsi del proprio patrimonio personale a vantaggio della gestione della ‘cosa pubblica’ che veniva affidata nelle giuste e obiettive mani di gente stimata e rappresentativa, ovvero onorevole.
Quanta acqua sia passata sotto i ponti e’ evidente. Oggi i cittadini  percepiscono il termine quasi come un ossimoro. I politici sono, per una buona parte del Paese,  una massa di ‘disonorevoli’ e non sono pochi coloro che arrivano a chiedere una riforma della politica che, accanto a stipendi e vitalizi, cancelli anche questo titolo ottenuto senza veri meriti ma spesso solo grazie alla fedeltà ad un capo o ad una cordata nata sulla scorta di interessi assai poco trasparenti.
Come dar torto ai cittadini indignati se i dati ci dicono che tra i banchi di Montecitorio e Palazzo Madama nell’ultima legislatura sedevano ben 84  parlamentari condannati o imputati o  indagati spesso per reati gravi per un amministratore della cosa pubblica quali: corruzione, concussione, associazione a delinquere, mafia etc.
Certi nomi di peso in alcune regioni portano con sé pacchetti di voti a cui un partito o una coalizione difficilmente è disposta a rinunciare. Così facendo però si sacrificano altri valori che sono all’origine del mandato e che molti cittadini ritengono giustamente fondamentali.
Come Pd abbiamo un codice etico che va rispettato e una commissione di garanzia chiamata a decidere dall’alto su liste e candidati soprattutto sulla base di quel codice etico. Auspico, perciò, che nelle nostre liste sia data massima attenzione alla legalità e alla rappresentatività scevre da ogni dubbio. E io per prima mi associo all’appello dei molti che in queste ore stanno chiedendo un atto di grande coraggio e forza al nostro segretario Bersani perché, proprio su un argomento così delicato, si veda netta la differenza tra il Pd e il Pdl. Nessun massimalismo, perché aver condonato un pezzo di muro ereditato non ha lo stesso valore di chi si è macchiato di reati gravi o gravissimi, ma certo molta, molta attenzione a non lasciar adito ad alcun dubbio sulla qualità degli onorevoli…
Pare certo che il Cavaliere – i cui processi non si contano, né le prescrizioni ottenute grazie a lunghi anni di contenzioso e così via – sia intenzionato a riproporre nelle liste del Pdl sia Marcello Dell’Utri sia Denis Verdini, attualmente indagato. Potrebbe tornare ‘dei nostri’ in Parlamento anche  Claudio Scajola, conosciuto più per la sua casa fronte Colosseo intestatagli a sua insaputa che per altro. E sul nome di Cosentino, in Calabria, pare proprio non si intenda tornare indietro come su quello di tanti altri in odore di mafia o di camorra.
Certo che se a tutto questo si aggiungesse – come pare – pure la candidatura di Formigoni al Senato (che gli garantirebbe l’immunità) l’Italia assisterà ad un vero e proprio spregio delle istituzioni. E la lettura che ne faccio io è quella di un Pdl davvero spregiudicato che ancora una volta comunicherebbe disprezzo per le istituzioni e per i cittadini. Un partito che, come dimostrano sempre i suoi protagonisti nelle trasmissioni televisive – è capace di negare l’evidenza dei fatti senza alcuna vergogna e soprattutto senza la minima esitazione.
Inquietante direi.

Laura Puppato

mercoledì 16 gennaio 2013

Il diritto di credere e di non credere


CENTRO DI ACCOGLIENZA  E DI PROMOZIONE CULTURALE
“ERNESTO BALDUCCI” 
CON LA COLLABORAZIONE DEL 
“MOVIMENTO PROPOSITIVO”
IL DIRITTO DI CREDERE
E DI NON CREDERE
IL DUBBIO TRA SCIENZA E FEDE
CON GIULIO GIORELLO
PER “IL DIRITTO, E IL DOVERE, DI AVERE DIRITTI”
venerdì 18 gennaio 2013
ore 20.30
NELLA SALA MONS. LUIGI PETRIS, CENTRO BALDUCCI,
ZUGLIANO (UDINE)

Interventi introduttivi
Pierluigi Di Piazza, Responsabile del Centro Balducci
Gianpaolo Carbonetto, Giornalista
Interviene Giulio Giorello, Filosofo, matematico ed epistemologo

Seguirà il dibattito
Momento conviviale

Appello



Il 24 e 25 febbraio finalmente si vota. Molti degli attuali 945 parlamentari se ne torneranno a casa. Il vento cambia. Deve cambiare! Noi, “popolo”, siamo pieni di aspettative. Cosa chiediamo? Pulizia, onestà, correttezza, rispetto.
Ma se ne sentono delle belle e pure stravaganti.
Il Pd vorrebbe che Rivoluzione Civile di Ingroia, Di Pietro&C. ritirasse i suoi candidati in Lombardia, in Campania e in Sicilia, cioè nelle tre regioni decisive per assicurare a chi arriva primo la maggioranza non solo alla Camera, ma anche al Senato. “Legittima e comprensibile richiesta”, scrive Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano. Ma “nella realtà dei fatti accaduti in questo inizio di campagna elettorale, un po’ meno… Al momento della sua entrata in politica, Ingroia si appellò alle forze ritenute più vicine, cioè al Pd e a Grillo, per dialogare sui programmi ed eventuali alleanze”.
Grillo rispose con una battuta che non mi era piaciuta (e gliel’ho detto): non era interessato perché stimava la persona di Ingroia, ma lo criticava in quanto presunta “foglia di fico” dei vecchi partiti che adesso aderiscono alla sua lista.
Bersani invece, ricorda il Fatto, “nemmeno gli risponde al telefono e sguinzaglia i giannizzeri ad attaccare Ingroia come portatore di un non meglio precisato “giustizialismo” e di una fantomatica ‘guerra al Quirinale’… mai esistita. Gli strateghi di via del Nazareno pensavano che Rivoluzione Civile fosse un pelo superfluo da ignorare o almeno snobbare”.
Sorpresa!
“I sondaggi danno il movimento sopra il 5 per cento, quanto basta già ora per superare il quorum d’accesso alla Camera”. E – particolare decisivo – Rivoluzione Civile ha al primo punto la questione morale e al secondo quella sociale, come dimostrano alcuni suoi candidati-simbolo.
E voi, on. Pier Luigi Bersani e Luigi Berlinguer (garante della commissione di Garanzia del Pd, professore ed ex ministro), come siete messi con i vostri di candidati? Oggi pare che vi riunirete: volete vincere le elezioni e governare il Paese? Lo volete proprio? Bene. Allora cancellate dalle liste dei candidati, a norma del vostro Codice etico, i nomi degli “indegni”: condannati, imputati, indagati, portatori di conflitti d’interesse e amici degli amici, soprattutto in Campania e in Sicilia, cioè, due delle tre regioni dove Ingroia dovrebbe accettare la “desistenza”. Alcuni esempi:
- Antonio Luongo, rinviato a giudizio per corruzione.
- Nicodemo Oliverio, imputato per bancarotta fraudolenta.
- Antonio Papania, che ha patteggiato una condanna per abuso d’ufficio.
- Andrea Rigoni, condannato e poi prescritto per i lavori fuorilegge in casa sua.
- Nicola Caputo, indagato per truffa e peculato nell’inchiesta napoletana sui rimborsi d’oro.
- Vladimiro Crisafulli, re del clientelismo e delle amicizie mafiose di Enna, indagato per abuso.
- Francantonio Genovese, principe della parentopoli e dei conflitti d’interessi a Messina.
Con che coraggio si chiede a Ingroia di farsi gentilmente da parte e di ritirare i suoi candidati puliti per far eleggere questi gentiluomini?
Spero che oggi, cari dirigenti del Pd, voi prendiate decisioni che piacciono agli italiani. Pensateci bene. Altrimenti sarà guerra fredda, perché sarete voi (e non Ingroia o Grillo) a far vincere Berlusconi.

Franca Rame