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mercoledì 4 dicembre 2013

Primarie 2013



VOGLIO PARTECIPARE E SCEGLIERE 

nella sede del Circolo PD di Venzone
in via Antonio Bidernuccio 33

scegli Civati, Cuperlo o Renzi





lunedì 18 novembre 2013

Elezione del Segretario e dell'Assemblea Nazionale del Partito Democratico


Risultato Assemblee di Circolo per i Circoli di Gemona del Friuli, Osoppo e Venzone del 16 novembre 2013, 55 votanti

lunedì 4 novembre 2013

I tre giorni che (non) sconvolsero il PD


Ho letto con grande piacere il libro di Sandra Zampa, una bella testimonianza di quella orrenda settimana di aprile in cui il centrosinistra si è spezzato, abbiamo perso per strada Prodi (e anche Rodotà) e abbiamo assistito al delitto dei 101.
Sandra lo racconta con precisione, quell’episodio, tra Roma e Bamako, dove Prodi si trovava, alla ricerca di un senso che abbiamo perduto.
Racconta lo strappo con Vendola e le dimissioni di Bersani, che è anche l’unico a essersi dimesso, con Bindi, dall’incarico che ricopriva.
L’unica cosa che contesto a Sandra, e sono certo che non me ne vorrà, è che quei giorni non hanno sconvolto il Pd. O, meglio, hanno sconvolto i suoi elettori, ma non hanno impensierito più di tanto il suo gruppo dirigente. Che dopo Prodi si è precipitato da Napolitano, ha varato le larghe intese (diretta conseguenza politica della mancata elezione di Prodi e una delle sue cause, non solo il suo effetto più clamoroso), e dei 101 non ha parlato più. Anzi, ha cercato di far finta di niente, di banalizzare le richieste di chiarimento in proposito.
Del resto, come ci si può dire convinti della pacificazione delle larghe intese e nello stesso tempo rimpiangere Prodi, che Berlusconi e i suoi non avrebbero mai voluto vedere al Colle? Come si può ammettere che le larghe intese che molti hanno dichiarato essere l’unica alternativa possibile sono state la mossa di una minoranza di parlamentari che hanno vinto e nemmeno si sono dichiarati?
No, cara Sandra. Quei tre giorni hanno sconvolto e amareggiato molti, ma non tutti. Anzi. Qualcuno, alla fine del ‘lavoro’, era proprio soddisfatto. E nei giorni precedenti alle votazioni di cui parli, qualcuno lo aveva anche detto, che sarebbe stato meglio fare così. Purtroppo.
Pippo Civati

mercoledì 30 ottobre 2013

La decadenza della decadenza


La decadenza di Berlusconi, che sarebbe decaduto già da ormai tre mesi, sarà votata al Senato il 25 novembre. Con molta calma.
Lucrezia Ricchiuti ha votato in dissenso, perché la decadenza fosse affrontata il 5 novembre, come chiedeva il M5s, anche per evitare che si trascini (ancora?!) oltre la legge di stabilità, condizionando le scelte economiche che riguardano milioni di italiani e non i milioni di euro della frode fiscale.
Mi chiedo per quanto si possa andare avanti così, con un clima pessimo e un Berlusconi che tutti danno per ‘morto’ ma con tutta evidenza è tenuto in vita da un dibattito surreale.
Forse, come molti sospettano da tempo, si vuole che passi prima l’interdizione della decadenza, per farne decadere, appunto, il significato politico. E sarebbe una soluzione all’italiana che non fa onore a nessuno.
Pippo Civati

domenica 27 ottobre 2013

Alto Friuli per Civati


lunedì 28 ottobre, ore 20.00
l'Alto Friuli per Civati
presentazione della mozione congressuale
ex chiesa di S.Michele
in Largo Porta Udine
a Gemona del Friuli (UD)

martedì 15 ottobre 2013

Casa del popolo


Siete invitati ai festeggiamenti del centenario della Casa del Popolo di Prato Carnico organizzati dal  Comune di Prato Carnico (ora proprietario dell'edificio) per il prossimo 26 ottobre dalle ore 10,30 stabile completamente restaurato e riportato all'antico splendore, dentro il quale si trova anche la nuova sede della biblioteca comunale.



lunedì 14 ottobre 2013

PD non ancora



Oggi, 14 ottobre, è il compleanno del PD. 

Sono passati ormai sei anni da quelle primarie che affidarono a Veltroni il compito di costruire un partito davvero nuovo, come non si era mai visto prima in Italia. Non abbiamo ancora realizzato quell'opera. Oggi, con un piccolo emendamento al nostro simbolo, sulle bandiere scriverei così: PD NON ANCORA. 

Una carenza e nel contempo una promessa. Il nostro è un partito che ha grandi potenzialità rimaste inespresse, e spetterà al prossimo congresso il compito di rimuovere gli ostacoli che finora ci hanno intralciato il cammino.


In "Sulle orme del gambero" ho ricordato così quel momento storico:

Avevamo fondato il Pd per risolvere la transizione italiana, ma l’obiettivo non è stato raggiunto. Con le primarie di Veltroni nel 2007 sembrò davvero possibile. Mi impegnai con entusiasmo nei dibattiti dei circoli di base. Ovunque scoprivo un potenziale enorme da mettere a frutto: a San Basilio, un quartiere popolare romano, il capo della vecchia sezione della Dc ricordava all’anziano compagno del Pci quando gli impediva di attaccare i manifesti ed entrambi ci scherzavano sopra, trovandosi ormai a lavorare insieme; all’assemblea di Donna Olimpia, altro luogo pasoliniano, oltre la metà dei partecipanti erano persone mai entrate prima in una sezione di partito e costringevano tanti vecchi militanti come me a ragionare diversamente dal passato. Nei circoli del Pd, in quel momento, si riscriveva la storia e si preparava l’avvenire. Invece gran parte degli ex-dirigenti di Ds e Margherita continuarono a fare le stesse cose di prima sotto una nuova bandiera. Quel ceto politico cambiò partito per conservare se stesso.
Walter Tocci - senatore PD

mercoledì 9 ottobre 2013

Una cosa di sinistra



Giuseppe Civati sarà ufficialmente candidato al Congresso del Partito Democratico, e sabato 12 sarà in piazza, a Roma, per la manifestazione “Costituzione: la via maestra” promossa da Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky.
Civati sarà della partita e sarà probabilmente l'unico esponente del Partito Democratico. Dentro al PD si sono messi in testa di portare avanti una "grande riforma costituzionale" a colpi di articolo 138 insieme a questi alleati di Governo, gli stessi che in questi anni hanno cercato in tutti i modi di scardinarne l'impianto. Un impianto frutto del più alto compromesso tra le forze democratiche che nel dopoguerra seppero disegnare un paese diverso parlando di diritti, doveri, giustizia, lavoro, libertà e solidarietà. Sarà quindi accanto a chi ha creduto nella Costituzione e nella sua applicazione in larga parte ancora da realizzare, agli stessi che oggi pongono domande che dobbiamo necessariamente fare nostre.

giovedì 3 ottobre 2013

Stomaci forti


[...] il Pd, che ormai prende tutto quel che arriva e non rimanda indietro nessuno, come se non avesse degli elettori da rispettare. Arriva Alfano, per gli amici Lodo? Ma prego, si accomodi. Arriva il piduista Cicchitto? Bentornato, compagno. Arriva l’imputato Formigoni con tutta la banda? Benvenuto, Celeste, carina quella giacca arancione, portaci pure Daccò. Arriva Giovanardi, quello che inneggia a chi ha ucciso Cucchi e Aldrovandi e ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto? Per carità, è una così cara persona. Arriva Quagliariello, che insultò i presunti “assassini di Eluana”? Vai, Quaglia, sei tutti noi. Arrivano gli ex grillini, compreso quello che bivacca dalla D’Urso? Che pezzi di statisti. Arriva Augello, quello che ha copiato l’autodifesa di B. per sostenere la sua non decadenza da senatore? Avanti, c’è posto. Stomaci forti, gente di bocca buona. Ingurgitano e digeriscono tutto, anche l’onta di tenere in piedi un governo con una truppa raccogliticcia che inglobava persino l’onorevole avvocato di Gianpi Tarantini. Torna il Cainano? Ma sì, abbondiamo, chi non muore si rivede. Nessuno dissente (a parte Civati), nessuno obietta, nessuno (elettori a parte, si capisce) manifesta conati di vomito per una simile compagnia: si dividono gli altri, ma non il Pd, pronto a tutto e capace di tutto. Del maiale non si butta via niente. [...]

Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano

mercoledì 2 ottobre 2013

Le cose cambiano cambiandole


Conferenza Stampa - FVG x Civati
Le cose cambiano cambiandole. 
Ci proviamo anche in Friuli Venezia Giulia,
perché vogliamo un Paese diverso,
un Paese migliore. 
Cambiamo le cose,
cambiamo il Partito Democratico,
cambiamo il Paese!

Interverranno i coordinatori territoriali
e il consigliere regionale Enzo Martines

Sabato 5 ottobre 2013 dalle 10
alla Feltrinelli di Udine in via Canciani 15

martedì 1 ottobre 2013

Caro Enrico non ci siamo


Siccome il mio amico Enrico Letta oggi mi chiama direttamente in causa, penso sia doveroso da parte mia uscire dall’amaro riserbo di queste ore e dire poche cose. 
Io non so cosa voglia in questo momento Grillo. Ho visto superficialmente la proposta di riforma elettorale del Movimento 5 Stelle e mi sembra forse peggiore del Porcellum. Solo qualche giorno fa lo stesso Grillo ha detto che a questo punto è meglio tornare a votare con l’attuale legge elettorale. Sì, bene, questo è vero. Ma non è tutto. Io penso che in politica, al di là delle dichiarazioni (sono anni che inseguiamo dichiarazioni roboanti sulla volontà di cancellare il Porcellum), delle buone o delle cattive intenzioni, contano i fatti. 
Ed i fatti purtroppo parlano chiaro: quando più di quattro mesi fa 100 deputati di quasi tutti i gruppi misero a disposizione del Parlamento la possibilità di passare dalle parole ai fatti, cioè di cancellare il Porcellum, Letta chiese al Pd di votare contro quella mozione, ponendo sostanzialmente una questione di fiducia; il Pd si sottomise a quella richiesta e quella mozione fu votata solo da Sel, dal Movimento 5 stelle, dal deputato PDL Martino e dal sottoscritto. Questi sono i fatti. Avrei tanto voluto che i fatti stessero in altro modo. Oggi non saremmo in queste condizioni ed in questa trappola. 
Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi.
Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi. Occorre dirlo. 
Un’ultima osservazione. A sentire il Presidente del Consiglio sembrerebbe che al Senato sia imminente l’approvazione di un testo di riforma della legge elettorale su cui vi sarebbe una sorta di largo accordo. Temo che abbia informazioni sbagliate. A due mesi dallo scippo del dibattito da parte del Senato stiamo ancora in alto mare. Anzi nei prossimi giorni ci è stato annunciato che avremo un “pillolario”, cioè una serie di punti su cui verificare convergenze. Ancora lontano appare un testo vero sul quale magari votare. Cioè siamo più o meno al punto di partenza. Una fotografia molto simile a quella che abbiamo visto nello scorcio della precedente legislatura.

Roberto Giachetti, PD, vice presidente della Camera

venerdì 27 settembre 2013

Umiliato l'Italia

Letta ha umiliato l'Italia e gli Italiani quando ha fatto il governo con Berlusconi. Ma forse lo zio non gli aveva spiegato bene chi fosse...

sabato 21 settembre 2013

Appello Democratico


Appello agli elettori del Partito Democratico
Questo appello è rivolto a tutti gli elettori del Partito Democratico affinché diano il loro contributo partecipando al prossimo congresso in maniera attiva.
L’analisi delle criticità ci vede concordi circa un Partito Democratico spesso ingabbiato da logiche correntizie, incapace di cogliere i cambiamenti del nostro tempo, ammalato di tatticismo e di personalismi, poco propenso ad ascoltare la base, il suo elettorato e la voce dei territori.
La missione del Partito Democratico è quella di governare l’Italia. Oggi dobbiamo fare quei cambiamenti di sistema indispensabili a farla divenire il Paese del rispetto e del merito che è il fondamento di ogni società, dove crescita economica e benessere umano, ambientale e civile vanno di pari passo. Per questo serve un congresso ricco di contenuti e di obiettivi.
Il congresso del Partito Democratico sarà il momento in cui non si rinnoveranno solo i dirigenti nazionali e locali, ma si definirà la linea politica dei prossimi anni.
Abbiamo l’idea di un partito che non sia consociativo ma alternativo al centrodestra, rispettoso dei principi stabiliti dallo Statuto, chiaro nei contenuti e trasparente nelle scelte, aperto alla società civile e ai suoi talenti, pronto a confrontarsi con gli amministratori locali, capace di formare una classe dirigente, promotore del merito a tutti i livelli.
Da tempo chiediamo un congresso aperto al quale possano partecipare non solo gli iscritti, ma anche gli elettori e i simpatizzanti. Un congresso con regole semplici, chiare e trasparenti. Un congresso che diventi luogo di discussione e scelta per milioni di persone. In ogni caso ci sarà un solo modo per cambiare il Partito Democratico: entrarci.
Aderire in massa, partecipare al congresso da iscritti, per contribuire non solo con il voto ma con la partecipazione, vorremmo dire con la propria vita, con l’esempio; assai di più di quanto si possa fare se fossero “solo” primarie. Patrimonio di condivisione che non ci ha mai tradito.
Con questo appello chiediamo pertanto a tutti gli elettori del Partito Democratico, nessuno escluso, di iscriversi. Di farlo fin da oggi e di invitare altre persone a farlo. Questo consentirà di ampliare la base della nostra democrazia interna e di avere una leadership autorevole, riconosciuta e pienamente legittimata.
Iscriversi al Partito Democratico è semplice. Basta rivolgersi al circolo del proprio luogo di residenza, sottoscrivere l’adesione e ritirare la tessera. Ma c’è anche l’iscrizione on line, dal sito del Partito Democratico.
Ne vale la pena. Non per noi, non per chi sarà il prossimo segretario, ma per il Partito Democratico.
Che è un po’ come dire per l’Italia.
Fabrizio Barca
Goffredo Bettini
Felice Casson
Pippo Civati
Laura Puppato
Debora Serracchiani

mercoledì 21 agosto 2013

Il mondo alla rovescia


Come nelle epoche maledette, quando la politica diventa impostura, stiamo assistendo a un rovesciamento clamoroso del senso, a un sovvertimento della realtà. 
Il reato commesso da Berlusconi e sanzionato da tre gradi di giudizio è scomparso, nessuno chiede conto all'ex Premier del tesoro illegale di 270 milioni di euro costruito a danno della sua azienda e dei piccoli azionisti per giocare sporco nel campo della giustizia, della politica, dell'economia, alterando regole, concorrenza e mercato.
Nel mondo alla rovescia in cui viviamo si chiede invece ad un soggetto politico  -  il Pd  -  e a due soggetti istituzionali (il Presidente del Consiglio e il Capo dello Stato) di compromettersi con la tragedia della destra, costretta a condividere in pubblico i crimini privati del suo leader. Compromettersi trovando un'uscita di sicurezza dalla condanna definitiva del Cavaliere, piegando il diritto, la separazione dei poteri e la Costituzione, cioè l'uguaglianza dei cittadini. E tutto questo con una minaccia quotidiana che dice così: la politica e le istituzioni sono talmente deboli che la disperazione conclusiva di Berlusconi può tenerle prigioniere, piegandole per poi farle sopravvivere deformi per sempre. Napolitano ha già risposto che le sentenze si eseguono. 
Ma le pressioni non si fermano, puntano alla creazione di un nuovo senso comune, urlano al sacrilegio politico, invocano l'eccezione definitiva che faccia di Berlusconi il "fuorilegge istituzionale", il primo cittadino di uno Stato nuovo, fondato sulla trasgressione elevata a norma, sulla forza che prevale infine sul diritto. Bisogna essere consapevoli che questa è la vera posta in gioco oggi. Si può rispondere se si è capaci di mantenere autonomia politica e culturale. E soprattutto se si sa conservare la coscienza di vivere in uno Stato di diritto e in una democrazia occidentale, che non vuole diventare una satrapia dove la nomenklatura è al di sopra della legge e un uomo solo tiene in pugno il Paese.
Ezio Mauro - La Repubblica

venerdì 2 agosto 2013

Non ci sono più scuse


Ormai non esistono più scuse. Non si può più fare finta che nulla sia cambiato. La condanna definitiva per frode fiscale di Berlusconi, mette davanti al Pd una scelta di non ritorno.
Un partito che dovrebbe rappresentare la legalità, la moralità e difendere i sani valori del nostro Ordinamento non può stare al Governo con un partito presieduto e gestito da un pregiudicato.
Non è più tollerabile, non più giustificabile, non più sostenibile. Nessuna grande ragione di Stato è possibile.
Siamo di fronte al punto di svolta epocale. Il Partito democratico deve decidere o muore definitivamente o rinasce dalle ceneri degli errori commessi in questi ultimi anni. Basta giocare a fare i salvatori della patria.
Il Governo Letta altro non è che una porcheria politica che non è in grado di risolvere nessun problema dell’Italia, e in questi mesi è stato solo capace di rinviare i problemi e non affrontarli. Si ripresenteranno in autunno ancora più forti e preoccupanti.
Basta ipocrisia di Stato, basta finte e vuote parole. La gente ha bisogno di un vero Governo che decida nel suo esclusivo interesse. Napolitano dovrà prenderne atto. Continuare ad imporre grandi alleanze solo per conservare lo status quo non serve all’Italia ma soprattutto agli Italiani.
Con la sentenza definitiva che condanna Berlusconi per frode fiscale si certifica definitivamente il conflitto d’interessi di questi ultimi vent’anni.
Siamo al paradosso che un delinquente e pregiudicato viene scortato e tutelato dalle forze dell’Ordine. Siamo al paradosso che tanti carabinieri siano impiegati per stare davanti a case, ville e palazzi di un delinquente.
Siamo al paradosso che tanti soldi pubblici vengano utilizzati per tutelare un evasore fiscale. Siamo alla più completa confusione istituzionale. È ora che si cambi completamente e si ripristini una normalità sociale e legale.
Basta prese in giro. La legge deve essere uguale per tutti.
Il Partito Democratico ha l’ultima occasione per ritornare credibile agli occhi dei suoi elettori. Basta politichese sciocco. Ora è arrivato il tempo delle scelte e non si può più stare al governo con il Pdl. Un altro governo è possibile anche con il movimento cinque stelle. Se così non fosse meglio subito andare a nuove elezioni, anche del Presidente della Repubblica.
L’Italia ha bisogno di aria fresca e di nuove prospettive. I tanti cittadini Italiani sono stanchi e stremati dalle continue vessazioni e quotidiane ingiustizie sociali. Vogliono vedere un Parlamento che lavori per risolvere i problemi e non per difendere le varie lobby militari, della sanità, del gioco d’azzardo o altre categorie poco nobili.
Il Partito Democratico decida subito. Il Pdl continuerà a denigrare uno dei tre poteri dello Stato e ad avvelenare i pozzi della legalità e delle Istituzioni. Chi del Pd pensa di mettere al primo posto la sua poltrona e la sua carica non fa altro che danneggiare il proprio partito e i suoi elettori.
Tutta la base del Partito ha voglia di un Pd sano e fiero e che combatta senza se e senza ma le ingiustizie e le disparità sociali. Il tempo di rinascere è oggi. Domani sarà troppo tardi.
Andrea Viola
Avvocato e consigliere comunale Pd

giovedì 25 luglio 2013

Quel fighetto di Letta Jr.


Del Pd sulle questioni politiche dirimenti, che inutilmente chiedo da aprile a questa parte, chiarirò il mio rapporto con il governo.
Leggo (ancora) che sarei un’anima bella (chissà quanto volontaria citazione hegeliana) che dice le cose che dico (da sempre) per ragioni congressuali.
E invece le mie sono ragioni politiche, che ci sono e ci sarebbero a prescindere, e che sono maturate ai tempi dei 101 e di chi, allora come oggi, preferiva questa soluzione alle altre: quando il Pd si imporrà sulla legge elettorale? Quando il Pd chiarirà se abbasserà le tasse sul lavoro, invece di intervenire sulle tasse sul patrimonio? Quando saremo autorizzati a dire la nostra su alcune questioni serie che ai nostri elettori stanno a cuore, a cominciare dai cacciabombardieri? Quando torneremo a confrontarci con quel tema politico, che ci vede alleati con Sel dappertutto (anche dopo aver inaugurato il governissimo), sulla base di principi e modalità opposti rispetto a quelli del governo nazionale?
Nella settimana successiva alla fiducia per salvare Alfano a dispetto di ogni evidenza contraria e come se nulla fosse, prendersela con me rasenta il ridicolo. Farlo con i consueti toni di disprezzo e con i reiterati richiami all’ordine, può servire per farsi un po’ di pubblicità e farsi apprezzare dalle gerarchie ministeriali, ma non risolve certo il punto politico.
Spero, per i super-governativi che danno giudizi sprezzanti sui propri colleghi e che non si curano del disagio di milioni di elettori, che se ne rendano conto.
Perché siamo tutti un po’ stanchi di alibi e di mezze parole. Di fughe in avanti (fino al 2015 e oltre) e di passi indietro molto poco seri e onorevoli.
Pippo Civati

giovedì 18 luglio 2013

O si fa la tessera o si muore

Lo spettacolo vergognoso di questo Governo e di questo Parlamento è la mia forza. 

Ogni giorno leggo, osservo e capisco che la mia, la nostra è la battaglia giusta. La forza in una battaglia si trova nella CONSAPEVOLEZZA. Essere consapevole di essere nel giusto è la mia benzina quotidiana. Guardiamoci intorno. Siamo sempre di più. Forse non succede ora. Ma stiamo mettendo le basi per un’idea di Partito diversa. Davanti ad un incendio non si scappa. Si torna giù in città e si chiamano i rinforzi. Si coinvolge altra gente. Non importa se a destra o a sinistra. Si cerca gente con il nostro stesso obiettivo: spegnere le fiamme. Punto. Noi siamo di fronte ad un perenne incendio doloso. La nostra fortuna è conoscere perfettamente i responsabili di questo rogo. 
15 euro per giocare una partita bellissima.                                                                                 
15 euro per tornare protagonisti di una scelta.                                                                               
15 euro per tornare artigiani del nostro destino. 
Lo ripeterò fino allo sfinimento : se vogliamo cambiare l’Italia dobbiamo cambiare questo Partito, il nostro Partito. Dobbiamo entrare all’Interno e non credete a quelli che dicono che si tratta di una missione impossibile. Fandonie. Il modo c’è. E lo sappiamo tutti. Il Partito, vecchio e non al passo con i tempi, permette l’elezione del Segretario solo agli iscritti (salvo miracoli dell’ultima ora, che non mi aspetto). Ai possessori della tessera per intenderci. Lo so, lo so è assurdo, abbiamo speso 2 euro con il sorriso per votare alle primarie e siamo stati traditi. Ma è l’unico modo che ci è rimasto per votare un Segretario vera voce della base. Altrimenti ci toccherà un continuo lamento fino al giorno del Congresso, invocando, senza essere ascoltati, un Congresso Aperto. Certe scelte, come questa, si fanno con spirito di sacrificio. E’ l’unica via per il cambiamento. Ormai è chiaro a voi tutti, sono dalla parte di Civati, ma non solo perchè lo stimo come personalità politica, lo stimo perchè è l’unico che parla dei temi che mi stanno a cuore. A me interessa quello, vedere le idee della Base rappresentate nelle Istituzioni. Il vero problema è che molti dei simpatizzanti di Civati non sono in possesso di una tessera e quindi non potranno votare al Congresso. Abbiamo un mezzo, triste e contro la nostra idea di partito, lo so. Ma è l’unico mezzo che abbiamo per cercare di eleggere l’unico che parla la nostra stessa lingua. Le chiacchiere stanno a zero. La storia ci sta spiando ed è pronta a giudicare il nostro operato. Lo dicevo giorni fa. Una tessera oggi per un partito senza tessere domani. 
Sappiamo dov’è l’incendio. sappiamo come spegnerlo, conosciamo i responsabili. Non ci manca più niente per agire. Adesso tocca a noi.
La non iscrizione non ha senso. Sostenere Civati senza tessera non ha senso. Questa è una battaglia che dobbiamo condurre seriamente e con onestà intellettuale. Continuare a criticare la classe dirigente senza tessera non ha senso. L’unico modo per annullare questo gruppetto di potere è la tessera. Non sono pazzo. Parlo davvero. Oggi pomeriggio, domani, nei prossimi giorni portiamo tutti nelle sedi a far la tessera. Immaginate la faccia dei vecchi “Generali” del PD nel vedere migliaia di persone in tutta Italia pronte al tesseramento. Di solito il cambiamento non ha prezzo. Questa volta si. Il cambiamento costa 30 mila lire del vecchio conio. Una pizza, una birra e un pacchetto da 10 per cambiare l’Italia. E’ un’occasione irripetibile. Davvero, insisto, non avete più scuse. Se vogliamo cambiare questa volta un modo c’è. Non facciamoci sconfiggere dalla disillusione e dalla pigrizia di chi ormai è troppo deluso e non ha più le forze. Con questa legge elettorale ci hanno tolto il potere di esprimere una preferenza. Con la tessera e con il Congresso possiamo riappropriarci di questo indispensabile potere. Lo so, per molti di noi versare 15 euro ad un partito che sta governando con Berlusconi è dura, durissima. Ma scappare non ha senso. Scappare per ingrassare le fila di un partito del 5% e rimanere all’opposizione a vita non ha senso. La nostra voce può tornare nel partito solo attraverso la tessera. E’ l’unico modo per far resuscitare il progetto democratico. 
La situazione è chiara: qui o si fa la tessera o si muore. Non possiamo permetterci di subire questo destino politico. La morte del PD che abbiamo in monte e in parte anche la morte dei nostri progetti futuri, non solo politici, ma di vita. 
CAMBIAMO IL PARTITO, NON CAMBIAMO PARTITO
Antonio Sicilia - http://antoniosicilia.wordpress.com

Mi vergogno di stare nel Pd


Vergogna.
Nella vasta gamma di sentimenti che ho provato in questi ultimi anni, e in special modo da quando ricopro un ruolo di primo piano nel Partito Democratico, questo mi mancava. Rabbia, delusione, sgomento, sfiducia, sì. E a tratti rassegnazione. Poi tornavano la determinazione e la speranza, ora ammetto irragionevole, di riuscire a cambiare questo partito dall’interno.
Quello che provo oggi, però, è un sentimento nuovo che non trova più una giustificazione proporzionata al danno morale che il Pd sta infliggendo ai suoi elettori, ai militanti, agli iscritti. A me.
Dalle primarie ritoccate per la scelta dei parlamentari, alla drammatica vicenda dell’elezione del Capo dello Stato come anticamera al calice ben più amaro del Governo “di scopo” con il PDL di Berlusconi; ai 101 parlamentari del Partito Democratico che, uccidendo politicamente Prodi, hanno gettato una prima pietra tombale sulla speranza di una qualsiasi decente prospettiva che si fondi sulla fiducia, la tensione ideale e i bisogni veri di un popolo tenuto e guardato a distanza.
Un patrimonio di migliaia di militanti e iscritti che ne costituiscono la vera ossatura e che stiamo disperdendo con un’apparente, ostinata premeditazione.
L’amarezza e il sentimento di sfiducia che abbiamo lasciato loro dopo questi mesi assurdi ci stanno inchiodando a un destino fatale, per il Pd e tutto il centrosinistra.
Sì, perché se gli eventi gravissimi che si sono succeduti dal giorno dopo le elezioni meritavano un forte e aperto dissenso verso il partito e questo governo, quelli di oggi ci consegnano il ritratto di una classe politica alla bancarotta morale e civile.
Il mancato ridimensionamento dell’acquisto degli F35, promesso da Bersani e dal Pd, è il penultimo atto di arrogante noncuranza di fronte alle vere emergenze delle aziende che falliscono, di chi ha perso il lavoro, degli esodati, della scuola e dell’università che affondano sotto la scure dei tagli di bilancio.
I nostri parlamentari sardi non si sono distinti per dissenso. Come sul resto.
L’ultimo, è stato recapitare nelle mani di un dittatore al potere la moglie e la figlia di 6 anni del suo principale oppositore derubricandolo a imbarazzante incidente internazionale da risolversi con il prepensionamento di un opaco funzionario.
Non è solo Alfano a doversene andare a casa, sia chiaro, ma tutto questo improbabile Governo e una bella quantità di Parlamentari che, equamente distribuiti tra la Camera e il Senato, sono stati nominati esclusivamente per garantire la sopravvivenza di un dannoso, pervasivo sistema di potere. 

Valentina Sanna (presidente Partito Democratico Sardegna) 

p.s. oggi si è dimessa dalla presidenza e dal partito

venerdì 5 luglio 2013

Contro la tattica



Ho deciso, dopo aver letto le cronache romane del Pd, da cui non mi sono mai sentito più lontano.
Dopo aver sentito parlare per settimane di regole, correntoni, rischio scissioni (il solito Franceschini, che ne parla sempre, in modo fin sospetto), piccioni, contropiccioni, candidature in Europa, candidati che avevano giurato di non candidarsi che forse si candidano, battute penose, è venuto il momento di lanciare il manifesto contro il tatticismo, i calcoli e i trucchi.
Dopo aver scorso le pagine di giornale in cui Letta dice che si andrà avanti per diciotto mesi (in attesa di un rinvio che riguardi anche quella scadenza), Cicchitto blocca le norme anti-corruzione che don Ciotti ci ha proposto, l’Fmi sostiene che bisogna abbassare le tasse sul lavoro e non quelle sulla casa (ma noi non possiamo, perché Berlusconi si arrabbia), penso che dobbiamo cambiare discorso.
Concentrarci sulla ricostruzione di un centrosinistra di governo (senza suffisso con il superlativo), studiare una strategia che ci consenta di uscire da questo eterno impassee da un’alleanza innaturale, andare alla ricerca di tutte le forze buone che ci sono nel Paese.
E smetterla con i calcoli e con i sondaggi, e provare a parlare di politica, senza farci distrarre da cose totalmente inutili.
Sono anni che la politica è ammalata di tattica, che poi per altro nove volte su dieci si rivela sbagliata. È venuto il momento di prenderne atto.
Ci riusciremo? Sì.

Pippo Civati

mercoledì 26 giugno 2013

Tesseramento 2013


Potete rivolgervi a: 
Vittorio Fadi
338/8282290 - v.fadi@archiworld.it
Marino Ambrosino
347/5148974 - marinoambrosino@libero.it



lunedì 10 giugno 2013

Ignazio Marino


Ha negato il suo voto al governo delle larghe intese, rispettando il mandato degli elettori, e si è dimesso da senatore prima di conoscere il risultato delle elezioni romane.

giovedì 6 giugno 2013

Governo ladro


Il professor Settis, come è noto, è radicalmente contrario al consumo del suolo italiano, per altro statisticamente (e anche a occhio nudo) cementificato oltre il lecito e oltre il logico. Gli si può dunque imputare, volendo, un'ostilità a priori per qualunque legge che non sia di pura conservazione dell'integrità del paesaggio. Ma se anche solo la metà di quanto scriveva ieri su questo giornale è vero, c'è da spaventarsi assai, e far suonare tutte le sirene d'allarme disponibili; perché l'orientamento del governo Letta sarebbe di varare una nuova legge, la Ac/70, che dietro il velario dei buoni propositi rende di fatto monetizzabile l'edificabilità di quasi qualunque pezzo del già devastato territorio nazionale. In sostanza: basta che si paghi molto e si può costruire ovunque. Si attendono spiegazioni o smentite da chi (anche del Pd) ha concepito il provvedimento, secondo Settis filiazione diretta di una proposta di legge del 2008 di Maurizo Lupi (Pdl) decisamente cementofila. Nel dibattito non vale - diciamolo subito - la solfa che si deve rilanciare l'economia; per rilanciarla, edilizia compresa, la messa in sicurezza del territorio e il recupero di aree degradate e di edifici abbandonati (milioni di metri cubi) equivarrebbero a cento Grandi Opere messe assieme.
Michele Serra,  L'Amaca - 2 giugno 2013

sabato 1 giugno 2013

Che schifo


I finanziamenti pubblici ai partiti non saranno aboliti.
A partire dal 2017, se il disegno di legge presentato dal governo (PD PDL) sarà approvato, le forze politiche incasseranno il 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi degli italiani. 

Ma il contributo NON sarà volontario. Come per l’8 per mille alla chiesa, è infatti stato stabilito che chi non dichiarerà esplicitamente di voler destinare il suo 2 per mille all’erario finirà per darlo comunque alle organizzazioni rappresentate in parlamento.

mercoledì 29 maggio 2013

Meno della metà


Il premier Enrico Letta è su di giri. Il segretario Epifani dice: adesso il cambiamento. Stefano Fassina esulta: governo più forte.
E mentre Marino, sulla stessa pagina, apre ai 5 Stelle (“stesse battaglie”), tutti celebrano il de profundis di Grillo. Il candidato sindaco meno entusiasta del governissimo (tanto che i moderati del Pd, dopo l’elezione di Napolitano, proposero di ritirarlo e di candidare un altro, perché Marino è troppo radicale) fa vincere il governissimo. Fico.
E nessuno nota che il Pd ha preso meno della metà dei voti del 2008, a Roma, quando poi perse.
Fossi nei panni del premier mi preoccuperei soprattutto del fatto che la metà degli elettori della città in cui il voto era più politico ha disertato le urne. Perché dall’antipolitica (cosiddetta) siamo passati all’astensionismo. Un motivo per festeggiare straordinario, in effetti.
Premiate le larghe intese, titola il Corriere, attribuendo le parole a Letta e al suo governo. Non mi sorprende: al Palazzo che si chiude, il meno semo, mejo stamo va benissimo. È confortante. Anche sapere che a Siena il Pd perde un badalucco di voti, ma va al ballottaggio, così archiviamo pure MPS (che si scrive quasi come M5S).
Quello che mi preoccupa non è la lettura interessata. Me l’aspettavo, e preferisco sempre che il Pd vinca, anche se poi qualcuno la legge in questo modo. Anzi, ho fatto campagna elettorale, come sempre. E con entusiasmo, invitando a votare Pd e addirittura a iscriversi al partito.
Quello che mi preoccupa è che così facendo continueremo a sbagliare. A prendere lucciole per lanterne e a farci abbagliare. Convinti che vada tutto benissimo. Fino alle prossime politiche. Quando ci sorprenderemo ancora una volta.
P.S.: prima di liquidare Grillo o Berlusconi (che è andato malissimo, a leggere i dati come fanno quasi tutti), consiglierei di prendere un bel respiro. Le amministrative sono amministrative e i sondaggi delle politiche sono disastrosi, ma non per Grillo e Berlusconi. Così, non andiamo troppo su di giri, che poi il motore fonde.
P.S./2: il risultato deludente di Grillo – fatta la tara amministrativa al voto – avrà l’effetto positivo di aprire un dibattito e una lettura critica tra elettori ed eletti del M5S. E ciò sembrerà paradossale, ma è un bene: perché loro si metteranno in discussione. Finalmente.
P.S./3: Debora Serracchiani ieri ha detto, parlando anche di sé, che lei e Marino hanno vinto “nonostante il Pd” (lo stesso Marino aveva usato l’espressione “malgrado il Pd”). Dichiarazione forte, fin eccessiva, che spiega però che ogni argomento è reversibile. E se lo dicono quelli che vincono, forse è il caso di rifletterci su. Almeno un po’.
Pippo Civati

domenica 26 maggio 2013

Stampa serva



Al di là delle ardite ricostruzioni giornalistiche, ecco come stanno le cose, in Parlamento, a proposito del confronto con il M5S.
Registro ogni volta con sorpresa che per i più autorevoli commentatori l’alleanza con Berlusconi non sia affatto problematica, mentre è presentata con malizia qualsiasi occasione di dialogo con i parlamentari del M5S. Con i quali (non so voi) ma personalmente ho più motivi d’accordo, nel dibattito politico, che con i parlamentari nominati da Berlusconi. Sarò strano io.

Pippo Civati

domenica 12 maggio 2013

Assemblea Nazionale


Ma i giornali che questa mattina ‘sparano’ in prima pagina l’85% per Epifani dovrebbero considerare che il segretario-pro-tempore-ma-anche-no del Pd ha ottenuto 458 voti su 1000, ci sono state 76 bianche e 59 nulle.
In sostanza, i presenti erano il 59% dei componenti e dei presenti Epifani ha ottenuto il 77%. In questo caso, con un candidato unico, le nulle vanno contate, altrimenti non ci capiamo.
E, per inciso, si fa notare che tutti, ma proprio tutti i capicorrente avevano dato indicazione di voto per Epifani.
Per il resto, a chi come me chiedeva che Epifani fosse a tempo e che le regole del Congresso si tenessero per quelle che sono, Epifani ha risposto nel suo intervento: glissando sul primo punto e spiegando che al Congresso si parlerà più di idee che di persone.
Come ho scritto una settimana fa, se così sarà, più che un nuovo segretario avremo un nuovo partito. Ancora qualche giorno e lo sapremo: non è una minaccia, ma una banale considerazione. Perché il Pd si basa (basava?) sull’alternativa di governo e sulle primarie: perdere entrambe le sue caratteristiche fondamentali, il proprio nome e il proprio cognome, sarebbe un colpo definitivo per la propria identità.
Intanto, è già un gran parlare di posti e di incarichi. Come il governissimo, il partitissimo.
Peccato.
Pippo Civati

sabato 4 maggio 2013

Barzel-Letta


Sabato scorso, quando Lettino uscì dall’ufficio di Napolitano con la lista dei ministri, tenne subito a precisarne i tratti distintivi: “Competenza, ringiovanimento e record di presenza femminile”. Il capo dello Stato trattenne a stento le lacrime dinanzi a cotanta “novità, freschezza e competenza”. Per carità: per l’oste, il vino della casa è sempre ottimo. E poi Napolitano troverebbe fresco e giovane anche Andreotti. Ma il loro autorevole parere sui ministri, se non per la giovinezza e la freschezza, almeno per la competenza si rivela azzeccato anche per i viceministri e i sottosegretari. Gli uomini (e le donne) giusti nei posti giusti, all’insegna della più rigorosa meritocrazia. A cominciare dagli imputati. Filippo Bubbico del Pd, già governatore di Basilicata (una delle meglio amministrate non solo dell’Italia, ma del mondo), molto esperto anche in bachi da seta, già saggio della nidiata napolitana, ha un processo in corso in tribunale per abuso d’ufficio (e uno alla Corte dei conti) con l’accusa di avere sperperato 23.869 euro di fondi della sua regione per un’inutile consulenza esterna all’amministrazione che avrebbe potuto essere espletata all’interno. Dunque è viceministro dell’Interno.
Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, è imputato in tre processi per storie di appalti, in- carichi e vicende urbanistiche (truffa e falso; peculato; associazione per delinquere e concussione); è stato condannato e poi prescritto per reati contro l’ambiente; ed è indagato per falso ideologico e abuso d’ufficio a proposito del mostruoso progetto “Crescent”. Secondo voi dove l’hanno messo? Ma viceministro alle Infrastrutture, naturalmente. Anche per le sue doti di pacificatore contro il partito dell’odio: suo il distensivo invito a Roberta Lombardi di 5Stelle “vai a morire ammazzata!”. Geniale l’omofoba Biancofiore alle Pari Opportunità, meglio della barzelletta su Dracula all’Avis. Viceministro degli Esteri è Bruno Archi, ex consigliere diplomatico del Cainano: lo consigliava così bene per sparare cazzate in tutto il mondo, e poi ha testimoniato a suo favore nel processo “nipote di Mubarak”. L’ottimo Antonio Catricalà, detto Catricaletta perché dice di ispirarsi a Letta (Gianni, non Enrico, ma ora forse anche Enrico), ben meritò come capogabinetto di Maccanico con la legge sulle tv, ovviamente incostituzionale; poi come garante all’Antitrust (garante di B., s’intende), dove naturalmente non si accorse dei trust Mediaset e Publitalia, in compenso sgominò il temibile cartello dei fornai; infine come sottosegretario alla Presidenza al posto di Letta (Gianni) nel governo Monti: promosso viceministro delle Comunicazioni, e dove se no?
Ci sono anche due pm, Ferri (vita e opere a pag. 3) e Manzione: si era detto che non stava bene che entrassero in politica, ma valeva solo per Ingroia. La baronessa Ilaria Borletti Buitoni, ma anche un po’ Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, ha donato 710 mila euro all’amato Monti: pareva tantino per un posto in Parlamento, ma ora è arrivato il sottosegretariato alla Cultura. Lei minaccia querele preventive a chi insinuerà che i 710 mila euro siano serviti a comprare le due poltrone. Fiato sprecato: chi potrebbe mai pensare una cosa del genere? E, a proposito di fiato, ecco a voi Gianfranco Micciché. Non è un omonimo: è proprio quel Micciché lì. Quello che voleva ribattezzare l’aeroporto di Palermo perché “i nomi di Falcone e Borsellino trasmettono ai turisti un’idea negativa della Sicilia” (molto meglio Aeroporto Dell’Utri, o diretta- mente Mangano). Quello che l’ex compagno di partito Ciccio Musotto definì “politico di fiuto”, anche perché quand’era viceministro alle Attività produttive uno spacciatore ministeriale assicurava il servizio ProntoCoca. Dunque, sottosegretario alla Pubblica amministrazione e Semplificazione. Perché lui, quando amministra e semplifica, dà una pista a tutti.
Marco Travaglio - il Fatto Quotidiano