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venerdì 19 aprile 2013

Suicidio politico



Allora, sappiamo che l'influenza della stampa è sopravvalutata o almeno che la mia influenza è pressoché nulla. Proprio ieri ho pubblicato una serie di consigli a Pierluigi Bersani. Il consiglio numero è stato "Fare il contrario di quello che vuole Berlusconi". Ovviamente, appoggiando Franco Marini come candidato per la presidenza della Repubblica, Bersani ha fatto l'esatto contrario di quello che ho consigliato ed esattamente quello che voleva Berlusconi. 

Il mio punto fondamentale è stato: qualsiasi accordo con Berlusconi rappresenta il suicidio politico. Berlusconi rappresenta tutto quello che è peggio nel vecchio modo di fare politica  -  accordi sottobanco, clientelismo, spreco del denaro pubblico, corruzione, il non cambiamento e il non-riforme.

I risultati delle recenti elezioni dimostrano che la gente non ne può più di questo tipo di politica, soprattutto l'elettorato del Partito Democratico, che ha perso molti voti a favore del movimento di Grillo. Sia il movimento di Grillo che Berlusconi stesso non sperano in altro che in un governo di questo tipo (un Monti-bis o, meglio, un governo Bersani) per screditare il Pd e la politica in genere.

Franco Marini è un signore distinto ma certamente non rappresenta il nuovo. E il modo in cui è stato scelto è molto vecchio.

Gli altri principali consigli erano di rappresentare una vera alternativa a sinistra "sposando alcune delle tesi più sensate del programma di Grillo e dall'altra offrendo piani di crescita e opportunità. Anche a costo di sembrare irresponsabili, i leader del Pd devono sfidare il vangelo dell'austerità anche se si tratta di mettere in discussione l'assetto attuale dell'unione monetaria. Nel governo Monti hanno scambiato stagnazione per stabilità, e hanno dato la sensazione di ascoltare di più i mercati finanziari che non i disagi del paese, pagando un prezzo altissimo".

Per rappresentare una chiara alternativa in contrasto con Berlusconi ma anche sfidando il Movimento 5Stelle come un cambiamento credibile era importante "rimanere uniti." Invece prendendo questa decisione senza consultarsi con altri rischia di spaccare il suo partito. Ridono, sicuramente sia Berlusconi che Beppe Grillo che si preparano a mangiare quello che resterà del PD. 

La decisione davvero insensata da parte di Bersani di accettare la scelta di Berlusconi rappresenta un infausto tradizione del PD. Ma perché Bersani ha sentito il bisogno di decidere il futuro dell'Italia da solo con Berlusconi? Non ha imparato nulla dall'inciucio di D'Alema e la Bicamerale? Qui Bersani come D'Alema mi sembrano prigionieri di una vecchia tradizione comunista-machiavellica. D'Alema negoziando a tu per tu con Berlusconi si è sentito come Talleyrand o Togliatti, il super-realista che negozia con il Capitale. Ma si è fatto totalmente fregare in tutto su tutto peccando, paradossalmente, di ingenuità. Berlusconi ha il grande vantaggio di badare solamente ad un singolo scopo: i suoi interessi (e quelli non li perde mai di vista). Il PD invece in questi negoziati sbaglia, perché cerca sempre di armonizzare i suoi interessi partitici con considerazioni del tutto ideali, il bene pubblico ed interessi di vari altri gruppi, inseguendo il consenso ma finendo inevitabilmente col fare confusione. Berlusconi sta procedendo come un carro armato verso il suo obiettivo: comanda come padrone assoluto in casa sua e riesce sempre a trovare qualche alleato nel campo.

Bersani è riuscito invece a mettere sottosopra il suo partito. Forse sia Matteo Renzi e Nichi Vendola si opporrano alla scelta di Marino. La cosa migliore che possa succedere a questo punto è una ribellione all'interno del PD, cacciando Bersani e cambiando direzione. Speriamo che il suicidio di Bersani non rappresenti quello di un intero partito.

Alexander Stille - la Repubblica

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