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martedì 4 novembre 2008

680 mila morti


Più che di celebrazione, bisognerebbe parlare di commemorazione, visto che la Grande guerra fu una inutile strage, nella quale morirono 680 mila soldati italiani.

Commemorare, anzichè celebrare, un lutto nazionale, a seguito del quale l'Italia, dopo il voltafaccia con gli alleati della Triplice, fu ridicolizzata anche dai nuovi alleati (Francia, Inghilterra e Russia) con i quali firmò segretamente un accordo (il Patto di Londra del 1915) che avrebbe dovuto concedere al nostro Paese il Trentino, l'Alto Adige, l'Istria, Trieste, la Dalmazia e Fiume, oltre a eventuali 'aggiustamenti' delle colonie tedesche in Africa. 

Alla Conferenza di Versailles del 1919 le rivendicazioni di Orlando, Sonnino e Salandra, rimasero inascoltate. Gli italiani, considerati 'utili traditori' nel momento del bisogno, erano adesso considerati dai veri vincitori della guerra un peso, un agnello da sacrificare all'altare dell'autodeterminazione dei popoli sancito dal presidente Usa Wilson, che stabilè che Fiume e la Dalmazia sarebbero rimaste fuori dai confini nazionali. Le colonie tedesche furono invece spartite tra Francia e Inghilterra. La 'vittoria mutilata' offrì poi terreno fertile per la nascita di un nazionalismo radicale e bellicista desideroso di rivalsa, che degenerò nel fascismo e in una nuova, scellerata scelta interventista a fianco di Hitler.

Da "La festa della Vittoria" di Luca Galasso - Peacereporter

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