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giovedì 6 agosto 2009

Vade retro Satana

Le gerarchie ecclesiastiche - formate da maschi adulti e illibati che dai tempi della disturbante adolescenza vivono rigorosamente tra loro sorvegliando da lontano i gesti e gli occhi misteriosi delle donne - considerano la pillola abortiva RU486, la cosiddetta “pillola del giorno dopo” che agisce entro le 7 settimane di gravidanza, un “pesticida umano”, “un veleno”, che le donne usano contro la vita. La sua “facilità di impiego” la rende diabolica, addirittura “una crepa nella civiltà”. In difesa della quale volentieri aggiungono la minaccia futura della scomunica e la pratica quotidiana delle offese.
Guardandole solo da lontano e con rancore, i vescovi immaginano le donne dei sottouomini, con il peccato mortale incorporato nel cuore e specialmente nel corpo. Tutte figlie di Eva, intente appena possibile all’aborto, come gesto coerente che perfeziona il delitto della fornicazione, degenerato al punto da trasformare il suo contenuto vitale, in un viatico alla morte.
Che poi questa faccenda del corpo che dona la vita, della donna che fecondata vive oltre la morte, generando figli, è a ben vedere la sua massima colpa. E’ l’incommensurabile ricchezza delle femmine che nessun maschio potrà mai eguagliare per quanti paramenti indossi e corone e denari. Salvo in un caso: imprigionando quel corpo femminile, circondandolo di regole, avvelenandolo di tabù. Decidendo lui il come e il quando usarlo. Trasformando quell’eccellenza naturale in un dovere o in una colpa, in un gesto di massima grazia, la natività, o in quello dell’abiezione morale, l’aborto. Proprio come insegnano tutte le religioni maschili da qualche migliaio di anni.

Pino Corrias - www.voglioscendere.ilcannocchiale.it - foto di Ciekawe zdjecie

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