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venerdì 23 ottobre 2009

Proposta indecente


La proposta indecente di Nicolò Ghedini gli si ritorce contro. Ora sono gli alleati a liquidarlo col suo celebre intercalare: ma va là, Ghedini. Si arena in un pantano di resistenze leghiste lo scambio «pacchetto giustizia contro regioni del Nord» concordato da Berlusconi e Bossi la settimana scorsa. Sembrava facile: io Umberto ti assicuro l'appoggio sulla «leggina» che ti interessa, tu Silvio mi lasci Piemonte e Veneto per le elezioni di marzo. Poi si è messo in mezzo Fini, poi Galan ha annunciato che non intende mollare, poi Lega e An hanno preso a far scintille. Alla fine qualcuno ha sussurrato all'orecchio di Bossi che la «leggina» escogitata dall'avvocato-deputato Niccolò Ghedini, racconta Susanna Turco, somiglia a una amnistia mascherata. La norma che Ghedini ha in bozza inviato al ministero di Alfano e che servirebbe a parare gli effetti della bocciatura del lodo Alfano modifica dei tempi di prescrizione in termini tutt'altro che lievi: il reato di corruzione - quello di cui è accusato Berlusconi nel processo Mills - si prescriverebbe in otto anni. Il volto legalitario della Lega, quello che fa bandiera del reato di clandestinità, ne uscirebbe pallido. Bossi alza la posta. Si attendono le prossime richieste, la partita è aperta.
Ufficialmente aperta è anche la guerra di successione tra i delfini pronti al dopo Berlusconi. Fini e Tremonti svolgono da mesi attività parallela di diplomazie trasversali. I giornali del premier hanno il compito di sorvegliarne le mosse. Dopo l'attacco a Fini, qualche settimana fa, è ora il turno del ministro dell'Economia additato come colui che «rifiuta» di ridurre le tasse come invece Berlusconi vorrebbe. Oggi è l'Irap, le trovate sono una al giorno. E' un giochetto questo della coppia di carabinieri (uno fa il buono, l'altro fa il cattivo) di cui gli italiani dovrebbero essere ormai stanchi. Dovrebbero, soprattutto, essere ormai in grado di vedere cosa si cela dietro la cortina fumogena delle roboanti dichiarazioni di intenti sempre smentite dai fatti: una guerra violenta e silenziosa all'interno del centrodestra che vede in campo i sostenitori del Nord contro quelli del Sud, dell'impresa privata contro il pubblico impiego, una guerra che divide il paese in fazioni e cresce sulla corruzione e sui favori.
A due giorni dalle primarie del Pd il segretario Dario Franceschini ha annunciato che se sarà rieletto il suo vice sarà Jean Leonard Touadi. Il giornalista, nato in Congo e laureato in filosofia all'università gregoriana, è una firma che i nostri lettori conoscono bene. Franceschini ha motivato la sua scelta durante il forum che si è tenuto ieri all'Unità: «Il Pd deve saper fare scelte forse impopolari ma giuste. Sull'immigrazione e la società multiculturale ci siamo piegati alla logica della paura. Dobbiamo certo opporci a tutto ciò che è criminale e illegale ma dobbiamo spiegare al paese le risorse che ci sono offerte dall'immigrazione e dalle diversità, farlo anche se perderemo qualche voto. Il mondo si mescola e il processo va governato, dimostrando che tra società vecchie e impaurite e società giovani, colorate e dinamiche noi vogliamo la seconda. Non è solo il nostro destino: è un bel destino».

Concita De Gregorio - L'Unità

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