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martedì 6 novembre 2012

Figure di merda


Sostiene il liberale Eugenio Scalfari su Repubblica che il “Movimento 5 Stelle diventa un problema politico” perché gli elettori siciliani l’han votato più di tutti i partiti e soprattutto perché Santoro ha osato financo trasmettere “parecchi minuti” di immagini sulla traversata dello Stretto di Messina da parte di Grillo, “leader del populismo e dell’antipolitica”, e di alcuni suoi comizi in Sicilia “infarciti di parolacce”. L’ascolto medio è stato del “10,37”, che “non è moltissimo” (solo il doppio di quando a La7 compare Scalfari), “ma sono comunque cifre significative”. Il problema politico sta nel fatto che Grillo “fugge dalle tv ma le tv lo inseguono, lo riprendono, lo trasmettono” (peraltro Grillo fugge anche dai giornali, ma i giornali lo inseguono, lo citano, lo raccontano, Repubblica compresa, la qual cosa si chiama informazione, ma lasciamo perdere). Come se non bastasse, c’è pure “la Rete gremita di video sul Grillo comiziante e monologante, con milioni e milioni di contatti” (per la verità la Rete è pure gremita di video su politici comizianti e monologanti, che però purtroppo registrano scarsi contatti all’insaputa di Grillo, ma lasciamo andare). Insomma “Grillo gode di una posizione mediatica incomparabilmente superiore a qualunque altro leader politico di oggi e di ieri” (ohibò: ma non ha appena detto che Grillo “sfugge alle tv”? Non sa che sulla Rete ciascuno va liberamente dove gli pare? Ha idea di quanti milioni di italiani sono costretti ogni giorno, da mane a sera, da tempo immemorabile, a sorbirsi tutti i vecchi politici in tutti i programmi tv, da La prova del cuoco alla messa domenicale, eccetto forse, per ora, il segnale orario e il meteo, visto che i partiti occupano il Cda Rai, le reti, i tg e le Authority?). Così Grillo, senza spendere “un centesimo”, ottiene “ascolto fino al prossimo comizio del quale sarà lui a decidere il giorno, l’ora e il luogo” (ecco: decide lui quando e dove fare i comizi, senza nemmeno una telefonata a Scalfari per sapere se abbia nulla in contrario). “Quale sia il programma del M5S resta un mistero” (almeno per chi non ha ancora imparato a cliccare sul blog di Grillo in alto a destra, alla voce “Scarica il Programma M5S”). Ma ora è allarme rosso, perché “sul suo ‘blog’ uno dei seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del go- verno e ministro dell’Economia Beppe, De Magistris all’Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all’Istruzione”. A parte Saviano, che per Scalfari “sarebbe una buona idea, ma il nostro amico non accetterebbe quella compagnia” altrimenti che amico sarebbe?, “per gli altri nomi c’è da rabbrividire e chi può farebbe bene a espatriare”. Ecco: chi non rabbrividì e non espatriò con B. al governo, Mancino o Schifani al Senato, Casini o Violante alla Camera, Tremonti all’Economia, Mastella o Castelli o Alfano alla Giustizia, Maroni o Mancino o Amato all’Interno, Bossi o Calderoli alle Riforme, Gelmini all’Istruzione, dovrebbe farlo ora al solo sentir pronunciare i nomi di Grillo, Di Pietro, Ingroia, De Magistris e altri pericolosi incensurati. Tantopiù che – rivela Scalfari – sta per rinascere un “partito d’azione” con “Flores, Travaglio, Santoro” e altri “disturbati”. “Resta da capire – domanda il liberale Scalfari – perché mai alcune tv si siano trasformate in amplificatori del populismo eversivo”: giusto, che aspetta La7 a chiudere Servizio Pubblico cacciando Santoro e gli altri disturbati? Altrimenti non restano che due soluzioni: 1) espatriare (intanto l’unico che espatria è Ingroia); 2) convincere l’amico Monti a istituire una nuova tassa: chi guarda un video di Grillo dovrà guardarne anche uno a scelta di Bersani, Casini, o Alfano; alla terza visione grillesca, scatta la progressività dell’imposta e si aggiunge l’ascolto obbligatorio di un monito di Napolitano. Integrale.
Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano

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